Economia

Ikea nel mirino della Commissione Ue per evasione fiscale

Ikea nel mirino della Commissione Ue per evasione fiscale

Indagine approfondita in Olanda La Filcams-Cgil ha scritto ai diplomatici svedesi per far tornare Ikea sui suoi passi nella vertenza dei recenti licenziamenti dei lavoratori in Italia

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 19 dicembre 2017

La Commissione Europea ha aperto un’indagine sul regime fiscale in vigore dal 2006 di Inter Ikea Systems, una controllata olandese della multinazionale svedese, per sospetti aiuti di stato illegittimi. Gli accordi della filiale con il governo avrebbero permesso di risparmiare circa un miliardo di euro sulle tasse dovute. Secondo un rapporto dei Verdi europei questa sarebbe la cifra evasa dal 2009 al 2014. La Commissione Europea ipotizza che due accordi fiscali con lo Stato olandese («tax ruling») possano avere permesso a Inter Ikea di pagare meno tasse, assegnandole un vantaggio rispetto ai concorrenti, violando le regole Ue sugli aiuti di Stato com’è già accaduto nel caso di altri pesi massimi come Apple, Google, Facebook, Fiat o Starbucks.

TUTTO È INIZIATO negli anni Ottanta quando Ikea si è trasformata in un franchising. In Olanda divise in «Inter Ikea», proprietaria del marchio, e i negozi Ikea che versano il 3% del fatturato per «affittare» il marchio. Inter Ikea Systems detiene i diritti di proprietà intellettuali del gruppo svedese e fa capo ad una fondazione in Liechtenstein, la Interogo Foundation creata nel 1989 da Ingvar Kamprad, il fondatore dell’impero dei mobili scomponibili. Registra tutti i ricavi prodotti dalle commissioni provenienti dalle sedi in tutto il mondo.

L’INDAGINE SI OCCUPA delle modalità di spostamento dei profitti all’interno del gruppo Ikea. Nel 2006 un’intervento precedente ha spinto Ikea a cambiare uno schema fiscale che triangolava con la lussemburghese I.I. Holding. La Commissione lo bocciò e diede tempo a Ikea di terminarlo entro il 2010. Successivamente è stato adottato lo schema oggetto della nuova indagine. «Come molte altre grandi aziende, Ikea usa da anni una serie di scappatoie fiscali per eludere il pagamento delle imposte – sostiene il deputato dei Verdi europei Sven Giegold – L’indagine non dovrebbe limitarsi ai Paesi Bassi, che sono ovviamente il nucleo del sistema di elusione fiscale di Ikea, ma dovrebbe riguardare anche Lussemburgo e Belgio».
«LE IMPRESE, grandi o piccole, multinazionali o meno, dovrebbero pagare la loro giusta quota di imposte – sostiene la commissaria europea alla concorrenza Margrethe Vestager – Gli Stati membri non possono permettere che le società selezionate paghino meno imposte permettendo loro di trasferire artificialmente i loro utili altrove». Il governo olandese collaborerà con la Commissione Ue. Per Ikea gli accordi con il governo «non violano» le normative Ue. «È positivo che l’indagine possa chiarirlo e confermarlo» ha aggiunto la società.

IN ITALIA la Filcams-Cgil ha scritto ai diplomatici svedesi per far tornare Ikea sui suoi passi nella vertenza dei recenti licenziamenti dei lavoratori . Le lettere insistono sulla «responsabilità sociale d’impresa» e sulla volontà dell’azienda di migliorare la vita quotidiana delle persone sulla quale Ikea «ha costruito la propria immagine, ma ha profondamente mutato, e di certo in peggio». Il sindacato è preoccupato per le decisioni prese contro alcuni lavoratori che hanno «determinato un peggioramento delle condizioni di lavoro per centinaia di dipendenti». Ai diplomatici la Filcams Cgil chiede di intervenire affinché «siano garantiti i loro diritti e la loro dignità».

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