«Iggy chi, quello che ha collaborato con i Måneskin?», potrebbe chiedersi il pubblico post-millennial che del leggendario ex Stooges conosce a malapena l’eco. Lo iato generazionale degli ultimi decenni, inviluppato nell’irrisolta sciarada «x, y, z», libera caselle che sembrano fatte apposta per essere occupate dagli epiloghi discografici dei veterani, i quali danno vita a quella mappatura musicale dell’invecchiamento teorizzata dal sociologo Andy Bennett. In questa rete intessuta da artisti e ascoltatori, il percorso recente di Iggy Pop diventa il tracciato che ci riconduce alla figura del loser, l’antieroe nato ribelle punk e ritrovatosi disadattato nell’età del grunge, quando il picco...