Identità in movimento
Musica La pandemia ha messo in crisi la filiera dei live e in particolare dei club. Biglia è un circuito che garantisce agli artisti di poter realizzare delle residenze creative, ovvero la possibilità di trascorrere quattro giorni consecutivi nei locali esibendosi dal vivo.
Musica La pandemia ha messo in crisi la filiera dei live e in particolare dei club. Biglia è un circuito che garantisce agli artisti di poter realizzare delle residenze creative, ovvero la possibilità di trascorrere quattro giorni consecutivi nei locali esibendosi dal vivo.
Questa estate i locali all’aperto o i festival sovente erano sold-out, anche per la capienza limitata dai decreti, indice della voglia del pubblico di partecipare ad eventi live. Dall’11 ottobre sale da concerto e teatri ospitano una capienza del 100% di quella autorizzata, discoteche e sale da ballo hanno un limite del 50% al chiuso e del 75% all’aperto di clienti in possesso del green pass. Una buona notizia per un settore che ha subito uno stillicidio, nonostante il fatto che i live club siano rimasti in una zona d’ombra, o per lo più considerati “locali assimilati” alle discoteche. Né carne né pesce insomma. In queste pagine abbiamo più volte raccontato come si fosse fatto fronte comune per tentare di uscire dalla tempesta. In questo senso è nato il progetto Biglia – palchi in pista, promosso da Ater Fondazione con l’intento di creare un circuito di spazi dedicato alla musica live, una vera e propria struttura organizzativa partecipata. Attualmente sono coinvolti quattro live club (Locomotiv Club di Bologna, Bronson di Ravenna, Off di Modena, Circolo Arci Kessel di Cavriago) e due teatri (Teatro “Laura Betti” di Casalecchio e il Salone Snaporaz di Cattolica).
COME SI SONO ADATTATI i live club in questi quasi due anni ce lo racconta Chris Angiolini del Bronson di Ravenna: «Basti pensare che la definizione stessa di “live club” non rientra in nessun codice Ateco… L’accesso ai ristori è stato intermittente e farraginoso, creando disuguaglianze e frammentazione. Si è evidenziata la necessità di mettere un po’ di ordine legislativo su queste strutture che svolgono da anni un servizio imprescindibile al tessuto sociale e culturale dei territori in cui operano. La sopravvivenza, che andrebbe analizzata caso per caso, credo sia stata determinata da due elementi: progettualità da una parte, con accesso ai fondi pubblici, e diversificazione dall’altra, con i club che sono diventati sempre più “imprese” allargando il proprio raggio d’azione. La risposta del pubblico però non è mai mancata». Biglia è un circuito che garantisce agli artisti di poter realizzare delle residenze creative, ovvero la possibilità agli artisti di trascorrere quattro giorni consecutivi nei live club del circuito esibendosi dal vivo. Questo nuovo modello ha permesso ai progetti artistici di avere il tempo di svilupparsi e sperimentarsi sia in 4 spazi differenti che di fronte a 4 pubblici distinti, in linea con le esigenze e ai tempi di produzione dei musicisti, ma anche le necessità organizzative dei management. Non sono mancate le sperimentazioni artistiche nei due spazi teatrali, come sonorizzazioni e laboratori: «La pandemia ha evidenziato che, in situazioni così, l’unica strada possibile è la collaborazione e la condivisione di know-how e competenze. Il paradigma si è rovesciato: da un sistema frenetico che imponeva la competizione tra noi, siamo passati a quello di nuovi alleati. Biglia mette in atto nuove pratiche che rispettino tutta la filiera legata alla musica dal vivo, includendo quindi anche le agenzie di booking e proponendo loro progetti che coinvolgano i loro artisti, permettendogli di sperimentare nuovi format e collaborazioni».
DOPO QUASI due anni di difficoltà e capienze ridotte in cui si è persa una parte di pubblico che si è disabituato o forse non ha mai conosciuto la dimensione live, ora è sempre più urgente trovare soluzioni per recuperare il terreno perso. Patrizio Cenacchi di Ater: «Abbiamo negato – e stiamo continuando a negare – a una generazione di pubblico la fruizione di spettacoli dal vivo e a chi crea cultura, di poter lavorare. Il decreto di ottobre ha allentato le restrizioni ed ha costituito sicuramente un segnale, ma francamente continua ad essere frustrante che i live club, sul crinale tra sale da concerti e discoteche, in Italia non vengano riconosciuti come enti culturali e di conseguenza tutelati in base alle proprie peculiarità. In questo contesto, come affronteremo l’inverno? Ater si è posto l’obiettivo di rispondere a questa incertezza economica, lavorativa e organizzativa creando Biglia: un circuito musicale regionale unico a livello nazionale per un’alleanza inedita di spazi, fra live club e teatro. BIGLIA è anche uno strumento per rivendicare un settore, fare pressione e tenere vivo il dialogo tra la diversità delle strutture culturali e sociali». Il progetto che ha già visto l’organizzazione di due tour, un laboratorio e una sonorizzazione, si basa sulla stima reciproca fra i vari direttori artistici che si confrontano ogni settimana da più di un anno. Non c’è però il rischio che, in una regione come l’Emilia-Romagna, se si includessero più locali e teatri la proposta artistica possa subire un appiattimento? Cenacchi: «Il circuito è pensato come un’identità in movimento che segue tante piste e collaborazioni. Quando ci si interroga sull’identità di un sistema complesso, troppo spesso si ricercano origini comuni, oppure elementi di un patrimonio condiviso. Il nostro approccio pone al centro processi e progetti, non tanto i soggetti. Biglia osserva le esperienze sul territorio e di conseguenza è fluido. Ha una natura dinamica e programma non solo concerti, come è stato fatto questo autunno con il progetto On (Viterbini-Sinigallia-Ice One) o il tour in esclusiva di Emma Nolde & Generic Animal, ma anche con progetti come FLOW – It’s bigger than Hip Hop, un laboratorio di scrittura e hip-hop dedicato agli adolescenti, nato dalla collaborazione tra il Teatro Laura Betti e il Locomotiv. E questo vale anche per i percorsi di sperimentazione, come la prima sonorizzazione al Salone Snaporaz, una sala gremita che ha aperto il suo spazio agli OvO, a lavoro sul film muto del 1911, Inferno. Biglia è un modello politico-economico, da ipotizzare e da sviluppare nella lotta permanente di forme sempre nuove del mercato musicale». Nell’incertezza che caratterizza i prossimi mesi avete già chiari i prossimi passi? «Anche se la prima fase di Biglia si è appena conclusa, con grande soddisfazione di pubblico, club e artisti, la co-progettazione tra gli spazi in realtà non si è mai interrotta. Siamo già “in pista” sul 2022 pensando a nuove opportunità per giovani artisti e prospettive internazionali».
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento