I Verdi dicono sì, in Irlanda nasce l’inedito governo con i due partiti del centro-destra
Fianna Fáil e Fine Gael per la prima volta insieme Alla fine ha prevalso la linea governista del Green party (76%), e già oggi il parlamento dovrebbe votare la fiducia al nuovo esecutivo. Primo ministro sarà Micheál Martin, che dopo due anni dovrebbe passare il testimone al premier uscente Leo Varadkar
Fianna Fáil e Fine Gael per la prima volta insieme Alla fine ha prevalso la linea governista del Green party (76%), e già oggi il parlamento dovrebbe votare la fiducia al nuovo esecutivo. Primo ministro sarà Micheál Martin, che dopo due anni dovrebbe passare il testimone al premier uscente Leo Varadkar
A più di quattro mesi dalle ultime elezioni e dopo settimane di negoziazioni febbrili sembra tutto fatto per un nuovo governo nella Repubblica d’Irlanda. La scorsa settimana i due partiti di centro-destra Fianna Fáil e Fine Gael avevano annunciato il raggiungimento di un inedito accordo con i Verdi. Mentre il partito ecologista aveva già governato con i conservatori – nel 2007 aveva formato un governo con il Fianna Fáil – l’alleanza fra Fianna Fáil e Fine Gael è una novità. Benché simili in termini di proposte programmatiche, i due partiti non hanno mai governato assieme, originando da due fazioni contrapposte nella guerra civile di cent’anni fa sul trattato che sancì la divisione dell’Irlanda. Questo sviluppo è stato forzato dall’ottimo risultato alle elezioni dello scorso febbraio del partito repubblicano di sinistra Sinn Féin, risultato primo in termini di preferenze e a parimerito con il Fianna Fáil in termini di seggi.
I tre partiti hanno comunque rimesso ai propri iscritti la decisione finale sul governo, con il conteggio previsto per la giornata di ieri. Gli iscritti ai due partiti di centro-destra hanno confermato a larga maggioranza l’accordo. Per i Verdi la partita era più aperta, a causa di una regola del loro statuto che richiedeva una maggioranza di due terzi degli iscritti. La leadership del partito ha fatto campagna per il sì, citando elementi del programma di governo come l’impegno a raggiungere una riduzione media delle emissioni di gas serra del sette per cento l’anno per i prossimi dieci anni. Il leader del partito, Eamon Ryan, ha perfino coinvolto l’attore americano Mark Ruffalo per sostenere l’accordo. Altri deputati del partito, insieme a molti degli attivisti più giovani, si sono però opposti all’accordo, ponendo dubbi sull’effettiva valenza degli impegni in materia di emissioni e soprattutto sulle mancanze del programma rispetto a tematiche sociali come casa e sanità.
Alla fine ha però prevalso la linea governista con il 76%, e già oggi il parlamento dovrebbe votare la fiducia al nuovo governo. Primo ministro sarà il leader del Fianna Fáil, Micheál Martin, che dopo due anni dovrebbe passare il testimone al premier uscente Leo Varadkar (Fine Gael).
Per il nuovo governo la sfida più importante sarà ovviamente affrontare gli effetti collaterali del Covid-19. Al momento, il paese beneficerebbe in misura marginale del fondo per la ripresa europeo, tant’è che il governo uscente è fra quelli che stanno conducendo una battaglia a Bruxelles per un ricalcolo dei coefficienti di allocazione dei fondi. Rimane poi la questione della bassa tassazione sulle imprese, elemento cruciale dell’instabile modello di sviluppo irlandese, che nessuno dei tre partiti della neonata coalizione sembra disposto a mettere in discussione. L’equilibrio è però fragile. Una ridiscussione a livello europeo della tassazione sulle corporation, menzionata en passant nel documento franco-tedesco sul fondo per la ripresa, potrebbe avere conseguenze devastanti per l’economia irlandese.
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