I vampiri Stones alla sorgente del blues
Musica Il 2 dicembre ritorno discografico di Jagger & co con dodici brani d’epoca ripescati tra il 1955 e il 1971
Musica Il 2 dicembre ritorno discografico di Jagger & co con dodici brani d’epoca ripescati tra il 1955 e il 1971
Era il 1971. I Beatles si erano già separati, i Rolling Stones potevano quindi dominare la scena rock. E quell’anno, in occasione della pubblicazione di Sticky Fingers, venne creato il marchio di fabbrica della band: il logo lips and tongue, ossia labbra e lingua. Era stato uno studente della Royal College of Art a disegnarlo, ispirandosi alle labbra di Mick Jagger e alla lingua della dea Kali. Venne anche pagato per questo, ottenne ben 50 sterline.
Per la verità negli anni ottanta ne ricevette altre 26mila per i diritti, comunque niente in confronto al valore iconico di quella linguaccia rossa (il disegno originale è stato comprato dal Victoria and Albert Museum per 50mila sterline). Da allora, con pochi ritocchi, ma senza sostanziali modifiche, il logo «lips and tongue» è arrivato sino ai giorni nostri per cambiare colore in questi giorni, dal rosso acceso al blu. Tutto perché i Rolling Stones pubblicano un nuovo album: Blue & Lonesome (in uscita il 2 dicembre in tutto il mondo). Si tratta di un’operazione a suo modo singolare (e stiamo parlando della musica, non del logo) perché da sempre appassionati e debitori del blues i ragazzacci ormai in età pensionabile ma dotati di un’energia inesauribile, hanno ripescato una dozzina di brani d’epoca, tutti scritti e registrati da diversi bluesmen tra il 1955 e il 1971, e hanno deciso di farne un loro disco.
Dodici cover quindi, a lungo discusse prima di essere scelte, per poi essere registrate in soli tre giorni al British Grove Studio a West London (non lontano da Eel Pie Island, proprio dove avevano debuttato nei pub come giovane blues band). E in un paio di brani hanno coinvolto anche Eric Clapton alla chitarra e in uno Jim Keltner alle percussioni, approfittando del fatto che stavano anche loro nel medesimo studio. The Rolling Stones dopo dieci anni live sono quindi tornati in studio, ma la rapidità con cui hanno realizzato l’intero album sottolinea come l’abbiano eseguito «quasi» dal vivo, senza sovraincisioni, affidandosi a passione e spontaneità.
Quattro brani sono tratti dai lavori di Little Walter, compreso quello che dà il titolo all’album. Apre il disco Just Your Fool, poi si prosegue con Commit A Crime e Blue & Lonesome che effettivamente offre un ulteriore cambio di passo. Certo, gli amanti del blues più tradizionale potrebbero rimanere perplessi di fronte a questa operazione, perché comunque la si voglia guardare il sound dei Rolling prevale, trasforma e vampirizza tutto quello che incontra. Ma questo matrimonio ha i suoi momenti decisamente intriganti come il brano del titolo, e ancora Little Rain e I Can’t Quit You Baby (tra i tanti anche i Led Zeppelin nel 1969 realizzarono una versione prepotente di questo brano di Willie Dixon) che si impongono su tutti. Jagger, Richards, Watts e Wood, con la complicità di Darryl Jones al basso, Chuck Leavell e Matt Clifford alle tastiere, oltre ai contributi di Clapton e Keltner, hanno confezionato qualcosa che secondo il produttore Don Was «è un testamento manifesto della purezza del loro amore verso il fare musica, e il blues è, per gli Stones, la sorgente di tutto quello che fanno».
In qualche modo è un po’ un cerchio che si chiude con Jimmy Reed, Willie Dixon, Eddie Taylor, Little Walter e Howlin’ Wolf, autori che i Rolling suonavano ai loro esordi nei club oltre cinquanta anni fa e che ora ritornano in grande spolvero a fare bella mostra di sè nell’album della band forse più prolifica e generosa del mondo. Con quei quattro signori che avendo avuto «simpatia per il diavolo» devono avere fatto un patto con lui, che li ha lasciati immutabili. Solo il colore della lingua è cambiato.
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