I sospetti incrociati bloccano le bicamerali
Rinviata l’elezione del presidente del Copasir: i 5S temono scherzi sulla Vigilanza Rai e chiedono una seduta «contestuale»
Rinviata l’elezione del presidente del Copasir: i 5S temono scherzi sulla Vigilanza Rai e chiedono una seduta «contestuale»
La nomina di presidente e vice del Copasir, che ha già sforato da un pezzo i tempi regolamentari, 20 giorni dal giuramento del governo, slitta ancora. La seduta del comitato di controllo sui servizi, fissata per ieri, è slittata a martedì prossimo. Lo ha chiesto Giuseppe Conte, che non vuole regalare al candidato Pd i suoi voti senza essere certo di incassare come contropartita la Vigilanza Rai, e dunque punta a un’elezione contestuale.
La maggioranza ha appoggiato la richiesta perché ha a propria volta bisogno di tempo per trovare una ancora inesistente intesa sulla vicepresidenza. Convocare la Vigilanza in tempo per l’elezione contestuale, non essendo ancora stato neppure deciso chi ne farà parte, non è facile: il rischio di ulteriori rinvii non può essere escluso. Dagli spalti dell’opposizione il Terzo Polo strepita, Si e Verdi concordano, il Pd fa il compassato ma chiede «di fare presto». Conte non si smuove, animato da un motto antico quanto la politica: «Vedere cammello, pagare moneta».
LA DIFFIDENZA, GIÀ ALTA, si è impennata dopo l’incontro di martedì scorso tra Meloni e Calenda Tutti giurano che in quella sede posti e poltrone non sono stati neppure nominati: manovra, solo manovra. È probabile che sia proprio così. La marcia di avvicinamento tra la premier e il leader del Terzo Polo prosegue: ieri i centristi, pur avendolo in passato più volte proposto, si sono astenuti sulla mozione della maggioranza contraria al salario minimo, contro la quale si sono schierate le altre opposizioni. Ma quell’avvicinamento ha obiettivi più ambiziosi e tempi più lunghi di uno scambio da mercato delle pulci tra una presidenza, sia pur importante come la Vigilanza Rai, e un pugno di voti. Ma è inevitabile, anche senza parlarne apertamente, che i segnali di pace tra Carlo e Giorgia si riflettano sulla partita delle presidenze destinate all’opposizione.
PER I CENTRISTI la conquista della Vigilanza è un obiettivo estremamente ambito, non una campagna di disturbo qualsiasi. Maria Elena Boschi ci tiene moltissimo. I due leader centristi sono avvelenati con le altre forze d’opposizione per essere stati tagliati fuori dalla spartizione dei pochi posti riservati alla minoranza. Non vedono l’ora di farla pagare a Letta e Conte abbattendo il candidato sul quale i due hanno trovato l’intesa, Riccardo Ricciardi, vice di Conte.
NON È IL NOME più gradito alla maggioranza, i cui voti sono indispensabili e che aveva chiesto invano ai 5S di cambiare cavallo. Conte si è impuntato: «Il candidato è lui e non cambia». Pur di assicurarsi il sostegno del Pd sul suo uomo il leader dei 5S, dopo aver abbattuto la candidatura di Enrico Borghi, ha rinunciato a insistere su quella di Francesco Boccia, che tra gli esponenti del Pd è uno dei più schierati a favore dell’alleanza con il Movimento. Semaforo verde per il campione numero uno del Nazareno, Lorenzo Guerini, ma solo a patto che tagli il traguardo all’unisono con Ricciardi.
LE PAURE CHE I 5S non nascondono affatto, tanto che la cupa previsione «vogliono fregarci» risuona ovunque, hanno qualche fondamento. Nella maggioranza, dovendo scegliere tra un candidato non apprezzato e che si è provato a sostituire come Ricciardi, e una Boschi che cementerebbe il rapporto con la «opposizione dialogante» di Calenda, non possono evitare di essere tentati, tanto più che a tessere la tela è Renzi che in questi giochi è un maestro.
Il guaio, per Renzi, Calenda e soprattutto Boschi, è che una parte della maggioranza vede quell’avvicinamento con ostilità persino superiore a quella, già elevata, del resto dell’opposizione che si scatena accusando il centrista di far da stampella al governo. Salvini se la cava con l’ironia: «Faremo aprire un cantiere anche a Calenda ma la vicenda non mi appassiona». Parecchie voci della maggioranza, da Lupi a Musumeci, plaudono all’«opposizione intelligente» di Calenda. Ma tra queste non c’è quella di Fi che si sente a ragion veduta direttamente minacciata dall’accerchiamento. Non è facile che gli azzurri accettino di premiare ora proprio chi si propone di metterli al tappeto.
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