Visioni

«I solchi del destino», l’ombra del conflitto nella Parigi liberata

«I solchi del destino», l’ombra del conflitto nella Parigi liberataTavola estratta dalla graphic novel «I soldi del destino»

Incontri Il fumettista spagnolo Paco Roca parla della sua nuova graphic novel che riflette sul tema della memoria

Pubblicato più di un anno faEdizione del 20 giugno 2023

È un fumetto bellico molto sui generis I solchi del destino, romanzo grafico dedicato alla leggendaria Division LeClerc, la prima a entrare nella Parigi liberata nel fatidico agosto del ’44. Una armada formata in gran parte da esuli repubblicani spagnoli, arruolati a forza nella Legione Straniera dal regime di Vichy e da lì in poi costretti a un’esistenza feroce, picaresca e straniante. Di questo parla I solchi del destino di Paco Roca, presentato dall’autore unico di Valencia durante l’edizione 2023 del Salone del libro di Torino in una «edizione definitiva» che aggiunge al volume pubblicato nel 2013 da Tunué corposi e intriganti “dietro le quinte”. «Si è presentata l’opportunità di aggiungere delle novità, soprattutto riguardo la scoperta della famiglia del protagonista, Miguel, cose che ho scoperto negli anni», spiega Roca: la lettura del fumetto infatti ha portato gli eredi dell’uomo, che l’avevano dato per disperso, a riannodare i fili di una storia familiare. «Ho scelto Miguel Campos come protagonista perché aveva avuto un finale misterioso, era scomparso e il suo corpo non era mai stato ritrovato. Il mio fumetto poi ha avuto un buon successo ed è giunto alla famiglia, così la nipote mi ha scritto per chiedermi se Miguel fosse ispirato a suo nonno e dove lo avessi incontrato, perché dopo la Guerra civile nessuno aveva saputo più nulla di lui. Quindi ho dovuto dirle che la mia era una fiction, ma l’ho messa in contatto con Robert Coale e insieme hanno ricostruito la storia e scoperto qualcosa in più su chi fosse Miguel Campos, come fosse morto in battaglia, diventato un eroe e un protagonista della liberazione di Parigi. Ora infatti la nipote partecipa alle commemorazioni annuali».

Ritratto di Paco Roca

AL DI LÀ di questa “storia nella storia”, c’è anche la volontà del fumettista spagnolo di tornare su un tema a lui particolarmente caro, appunto quello della Guerra civile già accarezzato in lavori come Il faro e Ritorno all’Eden. «Un frutto dell’amnesia che si è verificata in Spagna. Dopo la guerra civile c’è stata una dittatura lunga quarant’anni in cui l’unico lato della medaglia mostrato in pubblico è quello franchista, una visione basata sulla propaganda e sulle giustificazioni per il colpo di stato», continua Roca. «Questa storiografia franchista ha retto fino a tempi recenti, mutilando la memoria di gran parte della popolazione». La memoria, piccola grande ossessione del cinquantaduenne graphic novelist. «Il mio interesse si concentra da un lato nel riscattare una parte del passato, e dall’altro dar voce a chi non ha potuto esprimersi durante la dittatura e non ha ricevuto abbastanza attenzione in democrazia».

La storia della Division LeClerc ma anche uno sguardo sulla Guerra civile

UN’OPERA monstre, I solchi del destino, cinque anni di lavorazione e oltre 300 tavole meticolosamente scritte e disegnate grazie alla consulenza dello storico Robert S. Coale, titolare della cattedra di Studi ispanici all’Università di Rouen. «La prima parte è stata quella della documentazione», sottolinea Roca. «Una ricerca lunga due anni e complicata. tutti i fumetti conoscono un momento in cui si dubita della storia che si sta raccontando, ci si domanda se sia abbastanza interessante, se sia raccontata e disegnata bene. Ho avuto molte perplessità, ma allo stesso tempo ero animato dal pensiero che stavo creando qualcosa che nessuno aveva vissuto o visto, quindi stavo ricostruendo la memoria di altra gente, fatti accaduti e mai documentati, perciò ho lavorato con diversi esperti per capire come ricostruire i fatti al meglio». A questa prima fase ha fatto seguito la lunga gestazione del volume, un autentico “docu-drama” disegnato in cui fantasia e realtà si mescolano di continuo. «Ho inventato – prosegue Roca – alcuni personaggi, come Estrella, ho creato un dramma che non è esistito, ho messo in bocca ai miei character cose che probabilmente non sono mai state dette. La verità è che ogni autore fa quello che desidera, permettendo che la storia funzioni senza distaccarsi troppo dalla realtà. In questo senso, forse Solchi ci ha perso in termini di puro afflato epico, ma volevo che fosse davvero realistica, così che chi vuol sapere cosa ha rappresentato “La Nueve” potesse leggere un saggio ma anche un fumetto». Immancabili, a valle della pubblicazione, le critiche tributate al fumetto dalla destra iberica: un rumore di fondo, però non abbastanza forte da disturbare il manovratore. «Non ho seguito molto le critiche, ma ce ne sono sempre in casi di questo tipo: come dicevo prima, in quarant’anni si è raccontato solo un lato della storia, e uno dei partiti maggiori dal 1978 sosteneva che non avremmo dovuto guardare al passato ma soltanto al futuro, pena la possibilità che la guerra si ripetesse», ribadisce Roca.

Il mio interesse si concentra da un lato nel riscattare una parte del passato, e dall’altro dar voce a chi non ha potuto esprimersi durante la dittatura (Paco Roca)

«IN DEFINITIVA, si trattava di un modo per non riscrivere la Storia e mantenere invece la visione lasciata dalla dittatura, e non riconoscere a chi di dovere le proprie responsabilità, come chi il giorno prima era parte della dittatura e, il giorno dopo, si spostò verso la democrazia. Non vi era la volontà di ritrarre la verità storica perché sarebbe stato scomodo per i partiti conservatori, che non volendo ricordare il passato hanno fatto in modo che tutti li seguissero. Quindi sì, le critiche ai miei lavori ci sono ma non troppe, e non vale nemmeno la pena prenderle sul serio». Sullo sfondo, il paradosso di una lotta di liberazione che, caso unico in Europa, non si è risolta con la fine del II Conflitto mondiale, ma è terminata solo trent’anni più tardi.
«CI SONO state speranze di accordi, ma la maggior parte dei combattenti sono morti in esilio. Se fossero tornati in Spagna, avrebbero corso il rischio della pena capitale o del carcere. Ma restando all’estero, venivano identificati come repubblicani ortodossi, che non avevano sofferto i quarant’anni di dittatura. M’interessava trattare questa visione della Spagna attuale “dall’esilio”: gli esuli non si sono adattati alla Spagna attuale, ma nemmeno ai Paesi ospitanti». Luci inedite, come quelle che illuminano la scena fumettistica spagnola. «Grazie al graphic novel, abbiamo guadagnato un pubblico generalista che non esisteva quando io ho iniziato a fare fumetto. Al tempo c’era un pubblico principalmente maschile, appassionato di “Bedé” francese o super-eroi e abituato ad apprezzare solo un certo tipo di disegno. Perciò bisognava rivolgersi al mercato francese. Il format del romanzo grafico, invece, ha aiutato a raggiungere un pubblico non abituato, e poi la stampa, la radio, la Tv e più in generale la cultura. Il fumetto, poi, ha dalla sua parte l’essere un linguaggio globale e facilmente esportabile in altri Paesi».
E a proposito di fumetto global, tra le prossime fermate per Paco Roca c’è la Gotham City di Catwoman. «Ma il progetto va a rilento, non è facile lavorare con DC Comics. L’ok alla sceneggiatura è arrivato tardi, e ora sto lavorando a un altro fumetto riguardante il tema della memoria. Finché non finisco quello, non posso continuare con Catwoman: se ne riparlerà nel 2024, quando a Natale uscirà in tutto il mondo il primo numero di questa miniserie».

Un ringraziamento speciale ad Aurora Galbiero per l’assistenza

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