I sindacati alzano i toni: sempre pronti alla piazza
La Manovra All'assemblea nazionale dei delegati Cgil-Cisl-Uil di Assago, Landini avverte il governo: o otteniamo risultati o torneremo a mobilitarci
La Manovra All'assemblea nazionale dei delegati Cgil-Cisl-Uil di Assago, Landini avverte il governo: o otteniamo risultati o torneremo a mobilitarci
Più passano i giorni e più i toni dei sindacati si alzano nei confronti del governo. L’apertura di credito, la trattativa aperta rimangono. Ma aumentano le preoccupazioni per una legge di bilancio senza coraggio in cui alla fine la svolta tanto attesa rischia di non esserci.
E allora chiudendo l’assemblea dei 10mila delegati arrivati al Forum di Assago (Milano) da tutta Italia, Maurizio Landini torna ad evocare la piazza in caso di trattativa negativa col governo.
Anche Annmaria Furlan e Carmelo Barbagallo sono critici e comunque Cgil, Cisl e Uil chiedono all’unisono al governo di passare finalmente «dalle parole ai fatti».
D’altronde il quadro che esce dai tanti interventi dei delegati di ogni settore è desolante: crisi, contratti non rinnovati, precarietà dilagante. La svolta per i sindacati confederali deve quindi essere veloce e coraggiosa nella politica economica del paese.
Ha aperto Carmelo Barbagallo spiegando che «se ci saranno i risultati il 16 novembre, alla manifestazione unitaria dei pensionati, faremo una grande festa». «Se invece non ci saranno i risultati – ha avvertito – faremo la festa a coloro che non ce li hanno voluti far raggiungere». «Tenete pronto l’armamentario per le manifestazioni – ha aggiunto – non riponetelo nei cassetti».
Ha chiuso dopo oltre due ore Maurizio Landini chiarendo che «se dal confronto finale con il governo escono indicazioni nuove, perché ha deciso di tenere conto della nostra piattaforma e di modificare ciò che ha detto fino ad oggi, lo valuteremo», altrimenti «faremo quello che abbiamo sempre fatto, cioè mobilitarci per cambiare le politiche sbagliate». «Non escludiamo nulla – ha aggiunto – e discuteremo tutte le forme di mobilitazione tra cui la manifestazione del 16 novembre». «Siamo un soggetto autonomo», ha incalzato Landini spiegando che «non abbiamo governi amici o nemici, la nostra piattaforma non è cambiata, è cambiato il governo, ora dice che ci vuole ascoltare, ma per noi contano i risultati».
Risultati che secondo Annamaria Furlan debbono configurarsi come una «discontinuità vera dall’ultima legge finanziaria». «Vorremmo che insieme al clima – ha scandito dal palco – cambino anche i numeri della finanziaria». Furlan ha chiesto di «sbloccare finalmente gli 80 miliardi già stanziati sulle opere infrastrutturali» e «un fisco amico del lavoro», chiarendo che «il taglio del cuneo è un primo segnale importante» ma la cifra di 2,5 miliardi «non basta, è insufficiente, deve essere irrobustita».
Capitolo a parte è quello delle risorse per il rinnovo dei contratti pubblici. I 5,4 miliardi annunciati dal governo non ci sono – ce ne sono meno di 3 al momento e non bastano di certo ad assicurare gli aumenti richiesti e assicurati ad esempio nella scuola dal ministro Fioramenti con la cifra di 100 euro – e i sindacati non ci stanno ad essere presi in giro.
Landini ha chiuso intimando al governo che la manovra concordata al tavolo con le parti sociali «non può essere cambiata in parlamento per le trame politiche tra i partiti». Soprattutto, ha concluso, «se qualcuno vuole cambiare il paese senza di noi non gli permetteremo di farlo».
Un viatico non positivo per il governo. A partire dall’incontro di domani sulle pensioni che potrebbe far confermare la prima manifestazione contro il nuovo esecutivo.
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