Almeno in teoria scade oggi il termine entro cui Snam, proprietaria del gigantesco rigassificatore galleggiante Golar Tundra, deve comunicare al commissario straordinario Eugenio Giani la futura destinazione della nave, dopo i tre anni in cui il maxi impianto sarà ormeggiato alla Darsena Nord del porto di Piombino. L’attesa nella città toscana è paragonabile a quella per l’esito del ricorso alla giustizia amministrativa, con i giudici del Tar del Lazio che hanno fissato l’udienza per il 21 dicembre prossimo.
Nelle pieghe della conferenza dei servizi che ad ottobre ha dato il via libera alla sistemazione in porto della Golar Tundra, il commissario straordinario e presidente regionale Giani ha sempre puntualizzato che passati tre anni la nave dovrà essere spostata in mare aperto, diventando un impianto off shore come è ad esempio l’Olt a 22 chilometri dalla costa livornese. Una decisione presa per cercare di arginare le proteste di una intera città, che aveva per giunta scoperto come inizialmente Snam avesse chiesto per il maxi rigassificatore una concessione portuale di ben 25 anni.
Nonostante la scadenza odierna e il silenzio di Snam che dura da 44 giorni, Giani mostra tranquillità: “In questi giorni incontrerò l’amministratore delegato della società, per avere le indicazioni dell’iter che seguiremo”. Nell’attesa, sia il governo che Confindustria hanno ancora ribadito che il rigassificatore piombinese è essenziale per il paese. Il ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin lo ha fatto in audizione al Senato, e il leader confindustriale Carlo Bonomi gli ha fatto eco: “Abbiamo bisogno di mettere in opera Piombino. Se il rigassificatore non dovesse entrare in funzione entro il 31 marzo, potremmo avere qualche problema”.
Dal canto suo il sindaco piombinese Francesco Ferrari ha apprezzato la decisione del Tar del Lazio di discutere il più presto possibile il ricorso presentato dall’amministrazione comunale: “Vista l’importanza del tema e la sua rilevanza in relazione alla sicurezza e all’incolumità pubblica, accogliamo con grande favore la prontezza della magistratura nella fissazione dell’udienza. Ci auguriamo di chiudere la vicenda velocemente, con una decisione chiara e univoca in merito”.
Nel ricorso, viene sostenuta la “manifesta inidoneità della nave Golar Tundra, dal punto di vista strutturale, ad operare in sicurezza nel porto” e la necessità di un dragaggio del fondale dello specchio d’acqua antistante per centinaia di migliaia di metri cubi che rende “semplicemente impossibile” l’ipotesi di messa in funzione del rigassificatore nel marzo 2023, “pena l’inoperatività della banchina nord”.
Inoltre la Golar Tundra, essendo dotata di serbatoi per il gas naturale liquido `a membrana´, non adatti alla navigazione quando si trovano in condizioni di parziale riempimento, secondo i tecnici del Comune non è in grado di rispettare la principale condizione che è stata posta dalla Capitaneria, e cioè di disancorare in caso di necessità, allontanandosi dall’area del porto toscano. Una criticità che “mette a rischio l’intera città di Piombino”.
Oltre al ricorso alla giustizia amministrativa, non vanno infine dimenticate le 120 prescrizioni, quasi tutte legate alla sicurezza, messe nero su bianco in conferenza dei servizi per dare il via libera alla Golar Tundra in porto. Anche su questo fattore ha fatto leva una interrogazione parlamentare presentata dall’alleanza Verdi Sinistra italiana, che ha chiesto – purtroppo inutilmente – al governo di attendere la decisione del Tar e nel frattempo di bloccare l’iter dell’intero procedimento.