«I settori strategici vanno salvati», ma sul come è buio pesto
Capitalismo Di Stato Patuanelli e Conte annunciano «l’intervento pubblico» da Ilva in giù. Sarà Gualtieri a doversi inventare lo strumento giusto
Capitalismo Di Stato Patuanelli e Conte annunciano «l’intervento pubblico» da Ilva in giù. Sarà Gualtieri a doversi inventare lo strumento giusto
Sembra che il governo faccia sul serio riguardo «alla partecipazione pubblica in aziende private». L’annuncio lo fa il ministro Patuanelli ma a lavorarci è il ministero dell’Economia e la scelta è sicuramente migliore. Il primo esperimento sarà naturalmente l’Ilva ma l’idea è di «poter entrare in tutte le aziende in crisi».
«Quando i privati non ce la fanno è giusto che ci sia lo stato in settori strategici per garantire la continuità produttiva, i posti di lavoro» e il «risanamento ambientale», questa la premessa generale del ministro per lo Sviluppo economico Stefano Patuanelli che già una settimana fa aveva aperto alla possibilità di «una nuova Iri». Lo strumento con cui entrare nel capitale privato con partecipazioni pubbliche è difatti ancora allo studio: «Lo Stato entrerà attraverso il Mef, il ministro Gualtieri sta lavorando a una serie di ipotesi anche perché lo Stato entra anche per controllare cosa fa il privato».
IL CASO CHE HA PRODOTTO il miracolo di zittire schiere di liberisti trionfanti da un buon ventennio è naturalmente quello dell’attuale Arcelor Mittal Italia e la sua decisione di andarsene dall’Italia. La paura di perdere il 70 per cento della produzione di acciaio con le inevitabili ricadute sull’interno sistema industriale del paese ha convinto perfino Confindustria della necessità che lo stato si faccia carico di intervenire nei settori strategici.
Del resto nessun imprenditore italiano sarebbe in grado di prendere il posto di Mittal e gestire Taranto.
Da qui a sostenere che esiste un piano del governo ce ne passa. Ogni immaginifico piano è ancora lontano perfino dalla carta intestata del Mise e il «consulente informale» Francesco Caio sta ancora brancolando nel buio delle supposizioni – sempre informali, s’intende.
«Con Mittal c’è un negoziato in corso, abbiamo delle controproposte molto efficaci nella direzione che avevamo concordato, il negoziato è solo all’inizio», ha spiegato ieri direttamente il presidente del consiglio Giuseppe Conte. «Il dossier è complesso e delicato – è la premessa di rito – e non possiamo svelare dettagli di un negoziato in corso, quello che posso anticipare senza svelare in questo momento delle questioni che rimangono riservate è che è prevista anche la partecipazione di aziende a partecipazione pubblica. Quando ho usato l’espressione “sistema-Italia” significava questo: siamo disponibili a fare la nostra parte per rendere questo progetto ancora più efficace», rivendica il premier.
PIÙ FLEBILE E MENO DECISA la smentita sull’offerta di uscita – 1 miliardo – da parte di Mittal. «Non confermo», ha detto Conte mentre Patuanelli ha negato l’arrivo di una lettera sulla questione al Mise per poi attaccare: «L’idea che Mittal metta un chip per andarsene non è accettabile. Questa non è la soluzione che stiamo prendendo in considerazione».
OGGI È PREVISTO – ANCHE SE non ci sono conferme ufficiali – un nuovo incontro al Mise fra i commissari Straordinari dell’ex Ilva e l’amministratore delegato di ArcelorMittal Italy Lucia Morselli e per il 12 sono stati convocati i sindacati. L’obiettivo è di arrivare ad un accordo con ArcelorMittal prima del 20 dicembre, data della prossima udienza davanti ai giudici di Milano.
La trattativa con ArcelorMittal va avanti su due filoni, uno, quello al Mise dove – ha spiegato il ministro Patuanelli – si lavora a «un piano industriale nuovo» che punterà a «nuove tecnologie di produzione, fra cui l’uso del preridotto, del gas, di forno elettrico e in prospettiva guarda all’idrogeno». L’altro, al Mef dove si studia come permettere l’ingresso dello Stato nel capitale attraverso delle partecipate, visto che Cassa depositi e prestiti per statuto non può entrare in aziende in crisi. I candidati più probabili sono Invitalia (guidata dall’inamovibile Domenico Arcuri) e Snam (per la parte energetica), ma anche Fincantieri potrebbe entrare. Non sono ancora chiare le quote. Più improbabile, ma non escluso a priori, anche l’ingresso di qualche player italiano come Arvedi.
PATUANELLI INTANTO INVIA parole rassicuranti: «parlare di esuberi è prematuro» dice «e comunque il nuovo piano al quale stiamo studiando prevede di aumentare la produzione. Lo Stato ci sarà con tutte le forme di accompagnamento. I 5.000 esuberi non esistono, puntiamo a meno esuberi possibili e a dare altre opportunità lavorative nel territorio di Taranto anche con la partecipazione di Fincantieri».
L’altro banco di prova sarà Alitalia: il neo commissario Giuseppe Leogrande – ex commissario della piccola Blue Panorama – dovrebbe prendere funzioni questa settimana. I sindacati – piloti a parte – lo accoglieranno con lo sciopero unitario (con anche Usb) di venerdì.
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