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I samurai sullo schermo attraverso il tempo

I samurai sullo schermo attraverso il tempoUna scena da "Samurai in Time"

Maboroshi Il protagonista del film di Junichi scopre, dopo essere stato colpito da un fulmine nel pieno di un duello, di essere stato trasportato ai giorni nostri e che il luogo del combattimento è ora diventato un set cinematografico

Pubblicato circa 2 mesi faEdizione del 20 settembre 2024

Sul finire del 2017, Zombie contro zombie – One Cut of the Dead, film diretto da Ueda Shin’ichiro, viene proiettato in un cinema a Tokyo. L’invito e il successo al Far East di Udine dell’anno successivo però, lanciano di nuovo il film in patria che prima viene distribuito in alcune sale indipendenti e, quando il passaparola lo fa diventare un fenomeno di massa, viene distribuito a livello nazionale nei multiplex e catene di cinema.

Sta accadendo qualcosa di simile per Samurai taimu surippa (A Samurai in Time), anche se su scala più ridotta, uscito in un solo cinema della capitale in estate, ma che dal tredici settembre, dopo il passaparola, le reazioni positive on line e l’invito al Fantasia International Film Festival in Canada, è al momento proiettato in più di cinquanta sale cinematografiche lungo tutto l’arcipelago.
Il lungometraggio è una commedia con sfumature drammatiche, in cui Kosaka, un samurai del periodo Edo (1603-1868) viene trasportato in un moderno studio cinematografico specializzato in jidaigeki, i telefilm e i film in costume. Il lavoro porta avanti, a suo modo, quella recente tendenza di film a basso budget, leggeri e brillanti, che hanno come premesse situazioni e disfunzioni temporali. Nel 2020, Beyond the Infinite Two Minutes, basato sull’effetto Droste, tre anni più tardi River, dove i protagonisti sono intrappolati in un loop di due minuti nel 2022, Mondays: See You This Week, dove gli impiegati di un ufficio rivivono di continuo la stessa settimana.

Il protagonista di A Samurai in Time scopre, dopo essere stato colpito da un fulmine nel pieno di un duello, di essere stato trasportato ai giorni nostri e che il luogo del combattimento è ora diventato un set cinematografico. Con i suoi abiti da samurai, viene scambiato per una comparsa e quindi subito inserito nel mondo della produzione di lavori storici in costume come kirareyaku, gli attori specializzati nella parte di coloro che vengono uccisi. Il film in questo senso è una lettera d’amore al genere jidaigeki e a coloro che lo hanno reso e lo rendono ancora oggi possibile, le comparse appunto, ma anche i costumisti, il maestro d’armi e così via. C’è una nota nostalgica in sottofondo, i lavori in costume ambientati nel periodo Edo realizzati nel secolo scorso, specialmente durante il picco dell’industria cinematografica giapponese, davano da mangiare a migliaia e migliaia di persone, mentre ora le produzioni sono sempre più ridotte.

La prima parte delle due ore e dieci di durata complessiva, forse una lunghezza eccessiva che poteva essere ridotta, ha una tonalità leggera con molti momenti comici derivati dallo spaesamento del protagonista in un mondo a lui profondamente alieno. Quando verso metà del lavoro entra in scena Kazami, il personaggio di un famoso attore ora ritiratosi dal genere e interpretato da Fuke Norimasa, il film cambia abbastanza drasticamente di tono, ci sono sì ancora delle parti divertenti, ma la narrazione vira decisamente verso tematiche più serie. Questo grazie alla storia ben congegnata dal regista Yasuda Junichi, che si è qui occupato anche della sceneggiatura, nonché della fotografia e del montaggio, ma soprattutto all’ottima interpretazione di Fuke che completa alla perfezione la prestazione semi comica di Yamaguchi Makiya nel ruolo del protagonista, specialmente nella riuscita scena finale.
Il successo in patria ha aperto le porte di altre manifestazioni festivaliere al film, Samurai in Time sarà infatti presente in svariati festival autunnali in giro per il globo, compreso il prestigioso Sitges Film Festival in Catalogna.

matteo.boscarol@gmail.com

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