Chiusi dentro un sacco nero sepolto due metri sottoterra. Sono i resti di un cadavere che secondo la procura di Reggio Emilia e i carabinieri potrebbe appartenere a Saman Abbas, la giovane di origine pakistana che si ritiene sia stata uccisa dai parenti per aver rifiutato un matrimonio combinato in patria. I resti si trovavano all’interno di un casolare abbandonato nelle campagne del comune di Novellara a poche centinaia di metri dalla casa dove la ragazza viveva.

I rilievi degli investigatori sono proseguiti per tutta la giornata di ieri, operazioni molto lunghe e delicate che potrebbero richiedere alcuni giorni, con la risposta definitiva che potrà arrivare solo dall’esame del dna. «E’ prematuro dire qualcosa, le attività sono in corso: valuteremo il da farsi all’esito del recupero dei resti ritrovati» ha spiegato il procuratore capo Gaetano Paci.

Per la morte di Saman, scomparsa il 30 aprile 2021, sono indagate cinque persone, parenti della giovane. Oltre ai genitori, il padre Shabbar, 46 anni accusato di essere il mandante dell’omicidio e arrestato il 12 novembre in Pakistan, e la madre Nazia Shaheen, ancora latitante, alla sbarra ci sono anche tre familiari arrestati nei mesi scorsi all’estero, in Francia e in Spagna: lo zio 34enne Danish Hasnain, ritenuto l’autore materiale dell’omicidio, e i due cugini Ikram Ijaz (28enne) e Nomanhulaq Nomanhulaq (35 anni). Il processo è stato fissato per il 10 febbraio 2023.

Ancora non è chiaro cosa portato i carabinieri nel casolare dove ieri sono stati ritrovati i resti. Casolare che nei giorni successivi alla scomparsa di Saman era stato perquisito senza alcun risultato. Ieri il fidanzato della giovane pakistana, un ragazzo italiano, ha ipotizzato che a fornire le indicazioni per il ritrovamento possa essere stato il padre di Saman dopo il suo arresto. L’ipotesi, però, è stata subito smentita dal procuratore Paci.