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I Renzi senior dalla gip: “Con le coop fallite non c’entravamo”

I Renzi senior dalla gip: “Con le coop fallite non c’entravamo”Tiziano Renzi e la moglie Laura Bovoli

Affari di famiglia Lunghi interrogatori di garanzia per Tiziano Renzi e Laura Bovoli, che davanti alla giudice Angela Fantechi hanno detto di non essere stati gli amministratori di fatto delle tre coop fallite. Chiesta la revoca degli arresti domiciliari, la decisione entro cinque giorni. Non parla e va al riesame il terzo arrestato Mariano Massone.

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 26 febbraio 2019

Dopo aver professato nei giorni scorsi la sua innocenza sul social network, Tiziano Renzi si è difeso con puntiglio, per un paio d’ore, davanti alla gip Angela Fantechi. Prima di lui aveva fatto lo stesso la moglie Laura Bovoli, in un interrogatorio di garanzia che per la signora è durato due ore e mezzo. Non ha invece risposto ad alcuna domanda il terzo arrestato dell’inchiesta, Mariano Massone, che si è avvalso della facoltà di non rispondere e che ricorrerà al tribunale del riesame.
Di fronte a capi d’accusa che ipotizzano sessantacinque fatture per operazioni inesistenti o gonfiate, per un valore complessivo di 724.946 euro, oltre alla bancarotta fraudolenta di tre cooperative (Delivery Service, Europe Service e Marmodiv) che lavoravano per la società capofila di Renzi senior e della moglie, la Eventi6, il difensore della coppia Federico Bagattini ha fatto presentare davanti alla gip memorie difensive e documentazioni. “Si sono presentati come pensionati – ha spiegato l’avvocato al termine degli interrogatori – non hanno più cariche sociali, e si sono difesi spiegando di non essere gli amministratori di fatto delle cooperative”.
Nei lunghi interrogatori al nono piano del Palagiustizia fiorentino, i coniugi Renzi hanno appunto cercato di “smontare” le ipotesi accusatorie della procura, avvallate dalla gip Fantechi. Ipotesi che raccontano di come la Eventi 6, il cui giro d’affari è passato da un milione nel 2014 a sette milioni oggi, riuscisse ad evitare il pagamento degli oneri previdenziali e fiscali di numerosi lavoratori, inserendoli in coop che nascevano, si indebitavano e chiudevano. Fallimenti pilotati, secondo i pm Luca Turco e Christine Von Borries, che hanno coordinato le investigazioni dei finanzieri e che hanno dalla loro sia documentazioni che testimonianze.
Alla scontata richiesta di Bagattini e dei suoi colleghi Miccinesi e Pistolesi di eliminare la misura cautelare degli arresti domiciliari, la gip Fantechi ha a disposizione cinque giorni di tempo per decidere, e i pm 48 ore per dare il loro parere. Peraltro il prossimo 4 marzo i coniugi Renzi saranno in aula a Firenze per la prima udienza del processo su due fatture da 140 mila e 20 mila euro, insieme all’imprenditore Luigi Dagostino che deve rispondere anche di truffa. Secondo la procura di Firenze le fatture sarebbero anche in questa occasione false o assai gonfiate, rispetto alle prestazioni offerte. Intanto su una vecchia società capofila della famiglia Renzi, la Chil Post, antenata della Eventi 6, la procura di Genova vuole fare ulteriori approfondimenti, e ha chiesto a Firenze gli atti dell’inchiesta.

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