Davvero è una esperienza fuori della norma stare ad ascoltare, incantati ma ben presenti, il racconto che Salvatore Striano, detto Sasà, fa della propria vita, dall’infanzia e adolescenza nei Quartieri spagnoli di Napoli, alle esperienze di piccolo crimine, fino al carcere. E oggi al teatro. Anzi da parecchio tempo, visto che Sasà proprio in carcere ha cominciato a giocare (jouer direbbero i francesi, che significa appunto anche recitare) col teatro. A Rebibbia nelle esperienze condotte da Fabio Cavalli, e poi anche nel film pluripremiato che vi girarono i fratelli Taviani, Cesare non deve morire, dove egli interpretava Bruto, l’assassino di...