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I quindici martiri di Piazzale Loreto

I quindici martiri di Piazzale LoretoAligi Sassu, I martiri di piazzale Loreto – Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma

La storia Fucilati a Milano dai nazifascisti il 10 agosto di ottanta anni fa. Le loro vite raccontate con lo storico Massimo Castoldi, camminando nella città che non dimentica. Oggi la commemorazione pubblica dalle 9,30: "15 vite per la libertà". La poesia di Salvatore Quasimodo che ricorda i resistenti milanesi

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 10 agosto 2024

«Sono andato il 10 agosto a piazzale Loreto per quasi tutta la mia vita, a partire dagli anni Sessanta quando sono nato, ma non ricordo che qualcuno in quella piazza, a parte mia madre e mia nonna, mi abbia informato su chi erano i quindici martiri ammazzati dai nazifascisti» racconta lo storico Massimo Castoldi, nipote di Salvatore Principato, una delle vittime dell’attacco più violento contro la resistenza milanese, esattamente ottant’anni fa. «Ricordo come un mantra la ripetizione dei quindici nomi – aggiunge Castoldi – nella poesia Ai 15 di Piazzale Loreto di Salvatore Quasimodo pubblicata sull’Unità nel 1952:

Esposito, Fiorani, Fogagnolo, Casiraghi, chi siete? Voi nomi, ombre? Soncini, Principato, spente epigrafi, voi, Del Riccio, Temolo, Vertemati, Gasparini? Foglie d’un albero di sangue, Galimberti, Ragni, voi, Bravin, Mastrodomenico, Poletti? O caro sangue nostro che non sporca la terra, sangue che inizia la terra nell’ora dei moschetti. Sulle spalle le vostre piaghe di piombo ci umiliano : troppo tempo passò. Ricade morte da bocche funebri, chiedono morte le bandiere straniere sulle porte ancora delle vostre case. Temono da voi la morte, credendosi vivi. La nostra non è guardia di tristezza, non è veglia di lacrime alle tombe: la morte non dà ombra quando è vita.Salvatore Quasimodo

Vibra Castoldi mentre recita a memoria questi versi dolenti, pieni di forza. Alla speranza che produsse la resistenza, e alla memoria contesa di questa storia, ha dedicato un potente ed equilibrato libro: Piazzale Loreto. Milano, l’eccidio e il «contrappasso» (Donzelli). Il primo piazzale Loreto, quello dell’eccidio nazi-fascista, anticipò di qualche mese il secondo piazzale Loreto quando, il 29 aprile 1945, Mussolini, Claretta Petacci e i gerarchi fascisti fucilati furono appesi per evitare di farli smembrare dalla folla inferocita.

Mi fermo con lui davanti al monumento delle vittime, sullo spicchio d’erba in via Andrea Doria, a due passi dall’arroventato e semi-deserto Piazzale Loreto, crocevia di otto strade. Un incubo da attraversare a piedi. «Il mio cruccio – continua Castoldi – è che nelle narrazioni di questa storia si sta sempre più sostituendo il pretesto che usarono i fascisti per l’eccidio alla causa effettiva della fucilazione. Il pretesto fu un attentato in viale Abruzzi, qui dietro, l’8 agosto 44. Non provocò vittime tra i soldati nazisti, ma costò la vita a dieci cittadini milanesi e il ferimento di altri undici. Fu un’azione anomala, non rivendicata dai Gap. Quello che a me più interessa è che non dobbiamo confondere quell’episodio, che fu un pretesto indicato da nazisti e fascisti, con la vera causa della fucilazione che è da ricercarsi nell’attività dei Quindici nella resistenza».

Quindici uomini, dai venti ai cinquant’anni, fucilati alle sei del mattino del 10 agosto 44 e lasciati fino alle 18 di quel giorno. Sui loro cadaveri i fascisti della Repubblica di Salò si accanirono, li presero a calci, ci orinarono sopra. Obbligarono i passanti ad osservare il cartello posto tra i morti.

«Erano uomini di diverse posizioni politiche – racconta Castoldi – Vittorio Gasparini, per esempio, era un cattolico militante. Mio nonno Salvatore era il più vecchio: 52 anni. Era un maestro elementare socialista, figura di primo piano del socialismo milanese, nel mondo della scuola e non solo. Distribuiva clandestinamente L’Avanti nei negozi e nelle fabbriche, svolgeva attività importanti nella realtà antifascista a Milano. C’erano operai comunisti e socialisti della Pirelli, Libero Temolo ed Eraldo Soncini. L’ingegnere Umberto Fogagnolo, un dirigente della Ercole Marelli, era del partito d’azione, lavorava nella stessa fabbrica con Giulio Casiraghi, operaio specializzato comunista. Emidio Mastrodomenico era un poliziotto del commissariato di Lambrate. Il più giovane era Renzo Del Riccio, 18 anni. Questo è interessante perché dimostra che la resistenza era trasversale e non generazionale. Ecco la storia che bisogna raccontare. Ci fa capire cosa sono stati la resistenza e l’antifascismo. Queste sono le storie raccontate di meno. Da qui il mio smarrimento».

Queste storie erano molto presenti a Walter Audisio (nome di battaglia «Colonnello Valerio», parlamentare del Pci) che partecipò alla fucilazione di Mussolini. «La scelta di portare i corpi a piazzale Loreto non era stata improvvisata – raccontò – Era stata suggerita da nostri compagni milanesi; e io avevo in mente la staccionata, il piazzale, quell’angolo del piazzale, dalla sera del 10 agosto 1944 – vi ricordate?».

«Si trattò di un contrappasso, di una compensazione per i torti subiti – spiega Castoldi – Ma fu un’azione affrettata, non c’era un progetto. Nel Comitato di liberazione nazionale (Cln) in molti, a partire da Sandro Pertini e da Ferruccio Parri, criticarono l’azione. La strage del 10 agosto fu unica a Milano: la fucilazione e l’esposizione pubblica dei corpi non avvenne per eventi analoghi come gli eccidi di poco precedenti al parco Forlanini o alla stazione Greco Pirelli. Lasciò un segno indelebile sui milanesi e indusse molti a entrare nella resistenza».

Come altre anche questa memoria di guerra partigiana è contesa. L’altro cruccio di Castoldi è che rischi di evaporare. Gli chiedo qual è il suo futuro nella Milano «città smart». Proprio qui a piazzale Loreto, che stiamo percorrendo in tondo, è stata progettata una gigantesca trasformazione che per ora sembra bloccata. Ma il progetto sta contribuendo a gonfiare i prezzi delle case. La neolingua della gentrificazione ha rinominato una parte della zona. Oggi si parla di «NoLo»: North of Loreto.

«Non sono in linea di principio contrario alle trasformazioni urbanistiche, la piazza è già cambiata molto, il monumento ai martiri è stato spostato. Dipende da come sarà fatta – risponde Castoldi – Mi sembra però che la memoria della resistenza non sia rappresentata in maniera adeguata. Il Comitato onoranze caduti per la libertà, di cui mia nonna Marcella Chiorri era segretaria tappezzò la città di lapidi negli anni Cinquanta. Oggi non si tiene conto della memoria. Basta vedere la sofferenza in cui vive il Sacrario della resistenza alla Loggia dei mercanti, ora è un luogo di degrado. Anche la ricerca storica ha valorizzato poco Milano. Possiamo fare di più».

L’ottantesimo anniversario del 10 agosto ’44 arriva quando al governo c’è un partito come Fratelli d’Italia che nel simbolo mantiene la fiamma del Movimento sociale italiano fondato da ex esponenti del regime fascista.

«I veri patrioti sono questi martiri che hanno difeso l’Italia dallo straniero, dall’usurpatore e dagli assassini fascisti – osserva Castoldi – Non mi sembra che l’attuale sistema politico sia interessato a fare passare questa coscienza, anche se la stessa critica la muovo ai governi precedenti. Indubbiamente, per chi fa fatica a pronunciare la parola anti-fascista, oggi è difficile riconoscere che il fascismo ha tradito l’Italia».

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