Il primo amore, inutile girarci intorno, ha quel tipo d’invadenza che in età matura ci porta in luoghi angusti dell’animo. Le storie d’amore, serie, giocose, controverse o addirittura belligeranti, sono tante, opere d’armi nemmeno ben descritte. Primi amori di Umberta Telfener (il Mulino, pp. 243, euro 16,00) ne descrive con minuzia – ed estroversa intensità, occorre dire – funzioni e leggi – e mitologie – condotte dai vari consorzi umani nel corso di secoli e millenni. Con sobrietà l’epistemologa e psicoterapeuta affronta tradizioni novellistiche e filmiche che sciabordano e fuoriescono dal web senza alcuna mediazione.

LA PROPAGAZIONE dei temi amorosi è giunta a un punto tale che la trama ormai appare sfibrata e sfilacciata, inquinante l’atmosfera psichica almeno quanto milioni di tonnellate di plastica degradano mari e oceani. Le pagine esemplificative, in questo libro dai toni confidenziali e allusivi, sono moltissime: Telfener ha buon gioco, facendo capo alla fitta esperienza derivante dalla sua professione, nell’arricchire il nostro bagaglio di informazioni quotidiane e storiche. Messaggi e confessioni, soprattutto da parte dei più giovani, ci consegnano non rare sorprese nell’accumulo di egoismi, purezze, desideri, paure, bisogni.

Classici della letteratura, e opere decisamente contemporanee, unite alla varietà filmica, temi pop e goffaggini furbesche, gonfiano la struttura di un’indagine che già di per sé rappresenta un grosso atto d’amore verso la psiche umana. Che più variabile, soprattutto negli ultimi tempi ordinati dall’epidemia di Covid-19, non può essere. La sconfinata sequenza di racconti si trasforma in un unico Racconto dove il tempo vissuto ha la forma variegata del frattale, sempre identica a sé stessa, pur nella varietà di grandezze. L’apertura all’amore, indagata in Primi amori, lascia indietro generosità disperse, incanti improvvisamente spariti, principi e principesse trasformati in avversari (quando va bene) o demoni pronti a invadere l’ultima serie TV di successo. Niente di nuovo sotto la volta celeste, si dirà, così come l’intimità sessuale e l’esplosione ormonale non hanno subìto grossi cambiamenti, ma le tensioni sociali nelle comunità ormai non sono regolate dagli antichi rituali (come il Potlach) o da un onorevole privato non perseguibile (né desiderato) nell’attuale «foresta della notte» social.

LA DISORGANIZZAZIONE giovanile del rapporto fra i generi, aumentata dal miscuglio identitario a cui stiamo assistendo (al netto di quanto questo sia una fortuna), è una costante che viene da lontano, ma come sempre la questione del linguaggio è preponderante e l’investimento su di esso dev’essere devoto e contagioso. L’innamoramento, dopo la coralità più o meno consapevole della giovinezza, potrebbe ispirare il tempo della maturità, dischiudere nuovi incontri, moltiplicandosi nelle forme animali e vegetali che solidamente ci passano accanto. Un pensiero forte e disciplinato che Roberta Telfener confessa di perseguire difendendosi da un mondo di relazioni mutato, negli ultimi dieci anni, in un blob francamente sconfortante.