I prigionieri politici palestinesi boicottano le corti israeliane
Israele/Territori occupati La protesta, come in passato, è contro la detenzione amministrativa, il carcere senza processo. A sostegno sono annunciate marce e sit in in Cisgiordania
Israele/Territori occupati La protesta, come in passato, è contro la detenzione amministrativa, il carcere senza processo. A sostegno sono annunciate marce e sit in in Cisgiordania
Non cessano le proteste palestinesi due mesi dopo la dichiarazione con cui Donald Trump ha riconosciuto Gerusalemme come capitale d’Israele. Ieri al termine delle preghiere islamiche del venerdì centinaia di palestinesi hanno affrontato l’esercito israeliano a Hebron, Ramallah, Nablus e Gerico. Almeno sette i dimostranti feriti da proiettili sparati dai soldati israeliani, altri 18 sono stati intossicati dai gas lacrimogeni nei villaggi di Mazraat al Gharbyeh e Bilin vicino Ramallah, ad al Qaryoun e al Qisariya (Nablus) e in altre località della Cisgiordania. Non si protesta solo nelle strade. A quasi un anno dal lungo sciopero della fame nelle carceri israeliane contro la “detenzione amministrativa” (senza processo) promosso dal “Mandela palestinese” Marwan Barghouti, tre giorni fa 450 prigionieri politici hanno cominciato una nuova contestazione contro questa forma di detenzione proclamando il boicottaggio a tempo indeterminato delle corti militari israeliane.
In un comunicato i 450 detenuti “amministrativi” spiegano che la lotta deve partire dal boicottaggio del sistema legale israeliano e hanno subito ricevuto il sostegno della popolazione palestinese. Nei prossimi giorni sono previsti raduni e marce a Ramallah, Hebron e Nablus. L’Ordine degli avvocati ha dato pieno appoggio al boicottaggio che nella prima fase prenderà di mira le udienze processuali di conferma della detenzione. Poi toccherà alle corti militari di appello e agli eventuali ricorsi alla Corte Suprema. I detenuti “amministrativi” chiedono all’Autorità nazionale palestinese di presentare al Tribunale Penale Internazionale una richiesta di incriminazione di Israele.
La “detenzione amministrativa” è una misura restrittiva che risale al Mandato Britannico sulla Palestina, poi assorbita dal sistema legale israeliano. Ufficialmente potrebbe essere impiegata contro chiunque ma di fatto colpisce solo i palestinesi sotto occupazione militare (si contano sulle dita di una mano gli israeliani posti in detenzione amministrativa negli ultimi 50 anni). Prevede l’arresto e la detenzione senza accuse né processo per sei mesi rinnovabili a tempo indeterminato, in violazione degli art. 78 e 147 della IV Convenzione di Ginevra. Solo nella prima settimana di febbraio l’esercito israeliano ha spiccato 47 ordini di detenzione amministrativa, tra cui sei rinnovi.
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