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I pm: indagare ancora su Lotti e Tiziano Renzi

I pm: indagare ancora su Lotti e Tiziano RenziLuca Lotti e Tiziano Renzi – LaPresse

Inchiesta Consip La procura di Roma chiede una proroga di sei mesi per 12 protagonisti del caso, compresi il generale Del Sette e Saltalamacchia

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 13 gennaio 2018

Il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo e il pm Mario Palazzi hanno chiesto al gip Gaspare Sturzo una proroga di sei mesi delle indagini che coinvolgono 12 protagonisti del caso Consip. L’atto è stato depositato il 19 dicembre ma la notizia è stata diffusa ieri. Ci sono 5 giorni dalla notifica per presentare una memoria difensiva. Se la domanda verrà accolta, ulteriori accertamenti verranno fatti su Luca Lotti: il renzianissimo ministro dello Sport, a cui il segretario dem ha affidato il compito di soprintendere alla compilazione delle liste per le politiche, è accusato di rivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento. L’iscrizione nel registro degli indagati avvenne il 21 dicembre 2016 da parte dei pm di Napoli Henry John Woodcock e Carrano, subito dopo il fascicolo passò per competenza a Roma. A tirarlo in ballo fu l’ex ad di Consip, Luigi Marroni: disse ai pm di aver ordinato la bonifica del suo ufficio dalle cimici (messe dalla procura di Napoli) perché aveva appreso «in quattro differenti occasioni da Filippo Vannoni, dal generale Emanuele Saltalamacchia, dal presidente di Consip Luigi Ferrara e da Lotti di essere intercettato».

Gli inquirenti ascoltarono come testimone anche il presidente di Publiacqua Firenze, Vannoni, altro membro del Giglio magico, che ammise: «Fu Lotti a dirmi che c’era un’indagine su Consip. Il presidente Renzi mi diceva solo di ‘stare attento’ a Consip». La deposizione di Vannoni ha però messo nei guai Woodcock e Carrano: venerdì prossimo davanti al Csm dovranno difendersi dall’accusa di inescusabile negligenza, «una grave violazione dei diritti di difesa».
Ai due pm viene contestato di non aver iscritto subito nel registro degli indagati Filippo Vannoni, come accaduto per gli altri nomi elencati da Marroni. Così, in qualità di semplice testimone, si è presentato in procura senza avvocato. Approdata a Roma l’inchiesta, il manager toscano è stato effettivamente indagato per favoreggiamento ma nel suo interrogatorio alla procura capitolina ha attenuato le dichiarazioni su Lotti.

Proroga di sei mesi chiesta anche per il comandante generale dei carabinieri, Tullio Del Sette (avrebbe informato Ferrara), e il comandante della legione Toscana dell’Arma, Saltalamacchia, indagati come Lotti per la fuga di notizie: «Sono in corso le attività istruttorie volte a ricostruire la catena di comunicazione all’interno della struttura gerarchica». Saltalamacchia, in particolare, durante una cena da Tiziano Renzi, padre dell’ex premier, in cui era presente anche il sindaco di Rignano, avrebbe detto al padrone di casa: «Non parlare con Alfredo Romeo».

Stessa richiesta di proroga anche per Tiziano Renzi, l’amico Carlo Russo e Romeo: i primi due avrebbero fornito il loro appoggio al terzo per fargli vincere tre lotti dell’Fm4, l’appalto bandito da Consip. Supplemento di indagini anche per l’ex parlamentare del Pdl Italo Bocchino che era diventato consulente di Romeo. I pm romani spiegano: «Sono in corso riscontri sui tabulati telefonici e raccolta di informazioni da parte di persone informate sui fatti». Infine, nelle lista ci sono anche l’ad di Grandi Stazioni Silvio Gizzi, l’ex ad di Consip Domenico Casalino, l’ex presidente di Consip Ferrara, il dirigente Francesco Licci. Questo filone è una diramazione dell’inchiesta principale ed espande il raggio delle indagini a Grandi Stazioni: «Sulle ipotesi di turbativa delle gare indette da tali stazioni appaltanti, è in corso una complessa attività di analisi della documentazione acquisita e di raccolta informazioni».

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