Annunciando i palinsesti Mediaset per la prossima stagione televisiva, e descrivendo le prossime mosse di un’azienda presentata come «in crescita», Piersilvio Berlusconi smentisce ogni tentazione di scendere un campo. «È una balla assoluta – giura l’amministratore delegato di Mfe-Mediaset – Non abbiamo mai commissionato un sondaggio su di me in politica». Subito dopo, però, concede che «il fascino della politica in termini di adrenalina, avventura, spinta, rapporto con la gente io lo sento, fa parte del Dna di mio padre». Da quel codice genetico, e qui sta in gran parte riscrivendo la storia visto che durante l’egemonia berlusconista non si sono segnalati passi avanti su quel terreno, deriva la passione per i diritti civili: «Una battaglia né di destra né di sinistra, che non smette mai», dice riecheggiando le recenti dichiarazioni della sorella Marina.

CON TUTTA EVIDENZA, insomma, è impossibile che i Berlusconi possano tenersi alla larga delle questioni politiche. E quindi Piersilvio manda segnali che chiedono di essere interpretati sul piano generale. Sull’intitolazione dell’aeroporto di Malpensa a papà Silvio, ad esempio, dice a Matteo Salvini: «Non mi sono piaciuti i tempi e noi figli non siamo stati coinvolti». Con una punzecchiatura al sindaco di Milano Beppe Sala, che «usa la dedica per fare politica». «Potrebbe esserci una opportunità pazzesca di marketing – prosegue – I moderati in Italia sono la maggioranza, oggi però non hanno qualcuno in cui si riconoscono veramente». Il giovane Berlusconi dice di auspicare una Forza Italia che gioca in attacco invece che in difesa. A questo punto il dubbio è lecito: si tratta di una critica o della conferma di un investimento? Antonio Tajani mette le mani avanti e saluta la scelta di B. Junior «a sostegno di un partito che occupi lo spazio libero fra Giorgia Meloni ed Elly Schlein: è in piena sintonia con quello che diciamo».

L’AD MEDIASET manda messaggi anche ai concorrenti del servizio pubblico, smentendo l’esistenzal’occupazione della Rai da parte della maggioranza, anche se concede: «Non nego che alcune scelte siano state fatte in modo azzardato». Da qui arriva ad un altro pizzino spedito direttamente alla Lega di Salvini, che ha proposto di innalzare il tetto della pubblicità in Rai per ridurre il canone. La cosa non può andare bene ai Berlusconi, che si vedrebbero ridotta la porzione di mercato. Per Piersilvio si tratta (si noti l’enfasi del  climax)  di «un pasticcio assoluto, il contrario di quello che andrebbe fatto, la morte dell’editoria italiana». Mentre celebra un’azienda florida, il condottiero fa capire di essere interessato a mantenere gli assetti attuali e il duopolio pubblico-privato: «Con la Rai senza il canone ci sarebbero di migliaia di licenziamenti – dice – Il servizio pubblico è importante che ci sia e quella proposta distruggerebbe il mercato».

A BOTTA CALDA, Ingrid Bisa, deputata della Lega e componente della commissione vigilanza, risponde con una formula piuttosto netta, che di fatto contrappone gli interessi particolari e quelli generali: «Piersilvio Berlusconi fa legittimamente gli interessi economici della sua azienda – sostiene Bisa – La Lega deve fare gli interessi di tutto il paese. Il nostro obiettivo è potenziare il servizio pubblico riducendo i costi a carico dei cittadini». Più tardi, una nota ufficiale del partito smorza la faccenda: «La Lega sarebbe lieta di confrontarsi con l’ad di Mfe-Mediaset Piersilvio Berlusconi e la sua azienda sul futuro dell’offerta televisiva italiana ivi compreso il miglioramento della tv pubblica con riduzione dei costi a carico dei cittadini – recita il comunicato – Il dialogo è sempre utile, anche perché l’obiettivo è migliorare la concorrenza e la qualità complessiva del prodotto a beneficio del pubblico».