Lavoro

I pensionati a Renzi: “Gli 80 euro anche a noi”

I pensionati a Renzi: “Gli 80 euro anche a noi”La segretaria generale dello Spi Cgil (i pensionati), Carla Cantone

La protesta Carla Cantone (Spi Cgil) al premier: «Ce li aveva promessi, non stiamo sereni». Anziani ormai allo stremo: «Rinunciano a curarsi per figli e nipoti. Ingiusto negarci quel bonus». E dal sindacato parte un avvertimento: «Se non si estende la platea, è un problema per il capo del governo: ai nostri occhi lui perde credibilità»

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 5 agosto 2014

Renzi ci aveva provato, una settimana fa: «Italiani, andate in vacanza sereni». Ma con la “botta” riservata immediatamente dopo ai pensionati, il presidente del consiglio doveva aspettarselo di sollevare un polverone: «Non posso garantire l’estensione degli 80 euro», aveva aggiunto, spiegando che l’unico dato certo, per il momento, è che il bonus fiscale potrà andare nel 2015 solo a chi lo ha già avuto quest’anno, ovvero i lavoratori sotto i 15 mila euro di reddito annui. Apriti cielo, perché invece gli over 65 su quel piccolo aumento del loro già magro assegno ci avevano fatto affidamento: «Non solo il premier farebbe un danno ai pensionati, se non estendesse gli 80 euro, ma sarebbe un colpo per la sua credibilità». Parola di Carla Cantone, segretaria generale dello Spi Cgil, che come al solito parla fuori dai denti e non le manda a dire.

Quindi lo Spi non sta sereno.

Per nulla. La preoccupazione dei pensionati è alta: non si vede un’uscita dalla crisi, e l’impegno è tutto concentrato sulle riforme. Importanti, per carità, ma certo non risolvono il problema di chi lavora, dei giovani e degli anziani.

Il premier non è affidabile?

Stiamo scoprendo che quella di estendere gli 80 euro a chi era stato escluso, non era purtroppo una promessa vera. Avevamo capito, qualche mese fa, non che Renzi ci avrebbe solo provato, ma che lo avrebbe fatto. È passato dal «lo farò» al «forse lo farò». E aggiungo: non vorrei che oltre a non darci quel bonus, il governo stia preparando addirittura qualche “sorpresa”. Del genere: torno a chiedere sacrifici sempre a voi.

Vi sentite cioè particolarmente bersagliati?

Ma è indubitabile, e non è più ammissibile. Negli ultimi 7 anni, ben il 70% di tutte le risorse recuperate dai governi sono state sottratte al welfare, alla previdenza e ai pensionati. Il potere d’acquisto dei nostri assegni ha perso ben il 30% negli ultimi 15 anni. A più riprese è stata bloccata la rivalutazione, poi episodicamente ripristinata, ma solo per alcuni. Le nostre richieste di rivedere i metodi di calcolo sono state sempre ignorate, e siamo stati ripagati con atti di carità come la social card. Adesso basta.

Quindi, volete gli 80 euro.

E sì, facciamo anche noi la spesa tutti i giorni, e negli stessi supermercati dei lavoratori. Viviamo nello stesso Paese: dare solo ad alcuni quel beneficio è una ingiustizia sociale insopportabile. Ma poi, ricordiamocelo: rappresentiamo una stampella d’acciaio per figli e nipoti spesso precari, disoccupati o sotto pagati. È fondamentale assicurare il lavoro, certo, anche perché altrimenti crollano sia le famiglie che lo stesso welfare, ma io dico al premier: guardi anche i tantissimi anziani che oggi hanno rinunciato a curarsi, perché non ce la fanno con i soldi.

Vi capita spesso di venire in contatto con queste storie?

Ben il 60% dei cittadini che rinunciano a curarsi sono anziani. E io ne incontro di continuo. Non riescono a pagarsi gli integratori alimentari, le cure preventive, ma spesso anche medicine essenziali. È peggiorata anche la qualità del cibo: frutta e verdura surgelata, spesa nel discount. Chi non ha la badante si rivolge al passaparola, telefona all’amica: tu mi fai la spesa, io ti aiuto a pulire casa. Ma per quanto reggi?

Le famiglie non aiutano?

Si sta diffondendo un fenomeno purtroppo poco nobile. Molte famiglie, magari con i genitori disoccupati o precari, vanno a riprendersi i nonni dalle residenze per anziani: non lo fanno per affetto, ma per “appropriarsi” della loro pensione. Inoltre stanno schizzando le vendite in nuda proprietà: negli ultimi anni la media è del 12% in più, ma nelle città metropolitane siamo al 15%-18%. Roma segna +18%. Ora addirittura ho saputo c’è un disegno di legge che favorirebbe la speculazione delle banche: stiamoci attenti.

Insomma, continuate a sperare nel premier o no?

Se Renzi si dovesse trovare nella condizione di non poter mantenere la promessa sugli 80 euro, sarebbe un problema di tutti noi, ma anche di credibilità sua. Io però ci conto, e spero che riesca a capire quanto sia importante questo atto di giustizia sociale. Ho visto che il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, ci chiede dove prenderemmo le risorse. Bene: fate una patrimoniale sui ricchi. O anche solo una tassa una tantum, per due anni, sulle 200 mila famiglie con il reddito più alto. Io ci metterei dentro tutte le caste: i politici, i giornalisti, i divi, gli sportivi, i grossi imprenditori, i grandi manager pubblici e privati, gli stessi pensionati con assegni molto pesanti. Anzi, in settembre mi piacerebbe incontrare gli industriali che spesso ci fanno lezioni di democrazia. Chiederei loro: cosa siete disposti a fare per il vostro Paese?

Organizzatelo voi dello Spi un incontro. Piuttosto, le lettere a Renzi come vanno? E le assemblee sulla “vertenza pensioni” di Cgil, Cisl e Uil?

Ogni settimana, fino a fine ottobre, spediamo un centinaio di lettere al premier, con le nostre richieste. Un milione di missive, e il motto è «C’è posta per Renzi». In settembre ci vedremo con i pensionati di Cisl e Uil per organizzare eventuali mobilitazioni. Quanto alle assemblee della vertenza pensioni di Cgil, Cisl e Uil, che dire? Vanno molto a rilento, ma posso parlare degli attivi dei pensionati, che invece sono tanti. La riforma Fornero deve essere cambiata, radicalmente.

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