I pastori della Ripagnola
Movimenti Il governatore Emiliano ha accolto la richiesta dei comitati di tutelare la costa pugliese tra Bari e Polignano a mare. Ma un progetto di resort la minaccia
Movimenti Il governatore Emiliano ha accolto la richiesta dei comitati di tutelare la costa pugliese tra Bari e Polignano a mare. Ma un progetto di resort la minaccia
Era il 1997 e la Puglia si dotava di una legge, la numero 19, che avrebbe salvaguardato alcune aree regionali particolarmente pregiate dal punto di vista naturalistico e archeologico. Nell’elenco, già all’epoca, figurava la fascia costiera in provincia di Bari, tra Mola e Polignano a Mare, nota come Costa Ripagnola. Chiunque abbia percorso la strada statale che costeggia l’Adriatico, in quel tratto lungo circa 3 km, ricorderà un’inattesa fascinazione alla vista di trulli e balle di fieno con il mare cristallino sullo sfondo. Scogli, ulivi, macchia mediterranea, grotte e paiare, le antiche costruzioni contadine che i pastori utilizzavano per ricoverare il bestiame. Sono tra i 400 ettari più belli di tutta la Puglia. Avremmo raccontato un’altra storia oggi, se quella legge del ‘97 fosse stata applicata.
Sono trascorsi invece 23 anni, di cui gli ultimi segnati dalle proteste dei cittadini che ne rivendicano la tutela con l’istituzione di un parco naturale. E ora, con la legislatura agli sgoccioli, la partita per proteggere quest’area dalle ambizioni dei privati che vorrebbero fare business è giunta ai calci di rigore. Anche il presidente uscente Michele Emiliano ha promesso di tutelare Costa Ripagnola. Negli ultimi giorni ha persino accolto la richiesta di 1500 cittadini di candidarla a patrimonio dell’umanità Unesco. Ma lo zoccolo duro del comitato I pastori della costa, che chiede di adottare le misure di protezione, prima di puntare alle Nazioni Unite ribatte sull’urgenza di approvare il disegno di legge che garantisce la realizzazione del parco. La giunta lo ha già fatto.
La palla da mesi è passata al Consiglio regionale e, con la battuta d’arresto dei lavori che la pandemia ha determinato, i tempi oramai sono davvero risicati. La V Commissione competente ha meno di cinquanta giorni a disposizione. Gli attivisti hanno consegnato alle istituzioni un appello sottoscritto da 18mila persone per chiedere di non vanificare gli sforzi fatti sinora. Se fosse approvato il disegno di legge, sarebbe il più partecipato della storia della Puglia. L’assessore regionale alla Pianificazione territoriale Alfonso Pisicchio rassicura: «Lo stiamo esaminando con la massima attenzione e sarà nostra cura valutare se ci sono le condizioni tecniche per accelerare il percorso legislativo».
Il timore è che il ciclo di audizioni non si esaurisca nei termini previsti. Peraltro un suggerimento per velocizzare l’iter è giunto dagli esperti del comitato. È stato Fabio Modesti a ricordare «l’articolo 17 del regolamento interno del Consiglio regionale che consente di avere una strada accelerata». Tuttavia non è solo il tempo a disposizione a far temere che il ddl salti. Anche le dimensioni del progetto, che include un’area molto più grande di quella proposta dagli attivisti, potrebbe rappresentare un ulteriore ostacolo. Il Comune di Polignano ha affidato a un legale l’incarico da oltre 15mila euro per impugnare il ddl dinanzi al Tar.
In ballo ci sono gli interessi di tanti. Se per un verso il parco sarà suddiviso in zone con tutele diversificate, per l’altro la salvaguardia di quest’area decreterebbe la parola fine alle ambizioni affaristiche degli imprenditori locali. Addio resort di lusso e gettate di cemento qua e là. I proprietari dei fondi ovviamente non ci stanno. Due hanno già presentato ricorso straordinario al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per chiedere l’annullamento-revoca, previa sospensiva, del ddl. Sotto i riflettori ci sono anche le strutture per i camperisti e le varie modifiche al paesaggio apportate nel corso del tempo su cui pende l’ipotesi di abusivismo. Ma non finisce qui. Alcuni progetti, peraltro approvati dalla stessa Regione oltre che dal comune di Polignano, potrebbero saltare. Ne sa qualcosa la società Serim dell’imprenditore Modesto Scagliusi, titolare dell’azienda di salotti in pelle Soft Line e dal 2007 gestore del rinomato ristorante Grotta Palazzese. È stata lui a richiedere di realizzare un intervento di «riqualificazione dell’area Costa Ripagnola tramite: recupero architettonico dei trulli a destinazione turistico alberghiera, delle aree archeologiche e del sistema ambientale e vegetazionale e realizzazione di attrezzature per il tempo libero e la balneazione». I permessi da Regione e Comune li ha già ricevuti, salvo poi ritrovarsi in una serie di beghe giudiziarie e amministrative. Ora la Regione valuta pure l’adozione di un provvedimento di annullamento in autotutela dell’autorizzazione accordata. Scagliusi, pur contattato da il manifesto, non ha voluto rilasciare dichiarazioni. A ottobre 2019, a seguito dell’esposto presentato dai «I pastori della costa», la Procura di Bari ha messo i sigilli al futuro resort di lusso, disponendo il sequestro probatorio dell’area con l’accusa contro ignoti di abuso d’ufficio e violazioni edilizie. Le criticità del progetto sono finite anche in una relazione di 17 pagine a firma della dirigente del Dipartimento mobilità, qualità urbana, opere pubbliche, ecologia e paesaggio della Regione Puglia, Barbara Valenzano.
Tra queste l’ipotesi del frazionamento artificioso del progetto in sede di Valutazione di impatto ambientale e la possibile illegittimità del finanziamento richiesto da Serim alla stessa Regione. Il progetto, che vale 2,7 milioni di euro, prevede il recupero di 10 trulli. I posti letto per i facoltosi visitatori saranno 21. Anche sul parcheggio ci sono polemiche per le strutture rimovibili e il numero di posti auto. Resta irrisolto inoltre il mistero della lama tombata. «Si tratta di solchi erosivi», fa sapere il delegato Fai regionale Matteo Lorusso. «Si stanno tutelando gli interessi dei gruppi di potere locali – denuncia – quando invece le direttive europee sono altre». Anche il Fai si è schierato a favore del parco. Per Polignano a Mare, il paese di Domenico Modugno, noto per la sua bellezza che il cinema ha contribuito a veicolare, la posta in gioco è alta. «Proteggere Costa Ripagnola – spiega Katia Montinaro dei Pastori della costa – significa preservare tutti i segni del tempo lasciando intatta ogni traccia del passato». Lo ribadiranno in tanti il 28 alle 10, per una mobilitazione senza precedenti durante le riprese del docufilm che sta per essere ultimato.
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