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I nuovi giorni di Todays

I nuovi giorni di TodaysLcd Sound System – cortesia Todays Festival

Musica Il festival di fine estate della città di Torino cambia passo: nuovo organizzatore, location (ma nello stesso quartiere) e durata. L’identità sarà rimasta la stessa?

Pubblicato 2 mesi faEdizione del 4 settembre 2024

Lo scorso anno, avevamo lasciato Todays festival in ottima forma: la kermesse dal forte carattere indie rock che dal 2015 caratterizza l’ultima settimana d’agosto era una di quelle realtà torinesi da guardare con attenzione. In otto edizioni la questione si è fatta piuttosto chiara: la Città deve essere orgogliosa di quel che ha, anziché guardare all’esterno come alcune indiscrezioni facevano intuire (la famosa questione “Primavera Sound a Torino”, mai andata in porto ndr.). Avanti veloce di un anno – ed evitando morbosità scandalistiche – ci troviamo alla fine di una edizione 2024 in cui il festival ha cambiato volto sotto molti aspetti. Innanzitutto la posizione di curatela e organizzazione. Questa è passata proprio a chi aveva avviato il discorso sul portare un pezzettino di Barcellona a Torino, ma che oltre a ciò cura, organizza e gestisce altri eventi in aerea metropolitana dall’anima dichiaratamente pop e di buon successo: le rassegne di concerti Sonic Park a Stupinigi e Ritmika a Moncalieri. È proprio lo storico di questa realtà che ha iniziato a destare sospetti un po’ ovunque, sia tra il pubblico che tra addetti ai lavori. Si temeva uno snaturare quella identità indie rock e underground, citando direttamente la comunicazione del festival, che ha fatto di TODAYS un nome di rilievo a livello nazionale.

ALLA LUCE dei sette giorni di festival, che ha quindi allungato la sua durata (passando da tre giorni a una settimana) oltre a spostare la sede principale, le considerazioni da fare sono tante e coinvolgono molti livelli differenti. È da apprezzare certamente la volontà di mantenere la manifestazione nella zona di Torino in cui è nata e cresciuta, quella periferia nord tanto problematica quanto bisognosa di contesti dalla elevata sensibilità culturale come Todays. Così come la presenza di eventi diffusi che coinvolgono realtà locali che ha molto senso coinvolgere per estendere l’offerta con attività collaterali. Salgono però dei dubbi quando si presenta l’ostinazione – probabilmente voluta dalla Città, che è proprietaria del marchio – a mantenere il nome e quindi la sua storia e l’inevitabile confronto con il passato. Sarebbe stato certamente più cauto porre una fine a quella esperienza, e aprire un nuovo corso in modo totale. Perché viene molto facile comparare e dubitare sulle identità, quando quello che viene proposto viene percepito vicino alla vecchia identità fino a un certo punto. Una proposta musicale che può essere considerata vicina al passato, con nomi che ritornano (The Jesus and Mary Chain e il recupero del concerto annullato di Arlo Parks) e proposte che hanno un sapore simile a quello precedente. Manca, però,  la sensazione di una costruzione come festival vero e proprio, avvicinando il tutto più alla rassegna di concerti. Legittimo e assolutamente in linea con ciò che chi organizza sa fare, ma forse un po’ poco adatto all’eredità che il nome del festival si porta dietro. Non tanto per proposta – che anzi per alcune cose si è avvicinata molto al passato – ma più per approcci. Ma chi ha suonato, dunque? Non sono mancati i nomi di rilievo e autorevoli così come le nuove proposte internazionali che sanno proprio “di Todays”, ma altre scelte hanno suscitato perplessità. Lo straordinario concerto degli Lcd Soundsystem ha riportato il pubblico a diciassette anni prima, a quella sera al parco della Pellerina con i Daft Punk. La band di Murphy ha fatto vivere la sua strafottenza ballerina nel modo migliore possibile. La chiusura data in mano ai Massive Attack ha ipnotizzato per quasi due ore con il suo trip hop legato a doppio filo dalla critica politica che permeava l’impianto visivo dello spettacolo. C’è stato anche lo spazio per quelle chicche di storia della musica che hanno tanto a che fare con il festival, con i live di The Jesus and Mary Chain e Tangerine Dream. Dove sono, quindi, quegli approcci di cui sopra? Nella confusione della line up dei vari giorni, in cui mancava un po’ di coerenza e coesione spacciata per trasversalità (vedasi le polemiche circa la presenza di Mahmood al festival).

o straordinario concerto degli Lcd Soundsystem ha riportato il pubblico a diciassette anni prima, a quella sera al parco della Pellerina con i Daft Punk. La band di Murphy ha fatto vivere la sua strafottenza ballerina nel modo migliore possibile.

NELLA QUOTA di proposte internazionali della fascia “nerd” – tra nuovissimi nomi e chicche ricercate – troppo risicata: solo quattro durante tutta la durata della manifestazione, tra cui spiccano i giovanissimi English Teacher nome da appuntare se siete in cerca di qualcosa di tangente a Black Country, New Road e Squid. Va anche detto, sebbene quello dei concerti costosi sia un tema che coinvolge tutto il mondo, la richiesta economica era decisamente elevata: avvicinando sempre di più Todays più all’idea del “spendo x per sentire il nome grosso y” piuttosto che “vado a Todays certamente per gli headliner ma anche per il nome Todays che mi assicura una certa esperienza di cui mi fido” come accadeva con il corso precedente. Questo, per esempio, si è tradotto in una partecipazione di pubblico non entusiasmante ai concerti (bellissimi) della cantante nu soul Arlo Parks e dei fratelli UK garage Overmono, per chi vi scrive il duo elettronico del momento specialmente dal vivo. In definitiva: Todays ha cambiato volto, ed è un dato di fatto. Un’organizzazione che si è vista costretta a un confronto con il passato ha risposto con una realizzazione tecnica impeccabile – eccellente il sonoro durante tutti gli eventi, così come luci ed effetti visivi – e una proposta che fosse contemporaneamente coerente con il passato ma indice di un nuovo corso. Nuova identità che forse meritava un cambiamento totale anche nella sua denominazione, per evitare ogni inevitabile confronto con il passato. Una edizione che per qualità musicale è stata sicuramente di livello e di qualità, ma che ha bisogno dei giusti ragionamenti per il futuro in termini di identità. Rimaniamo in ascolto curioso per le prossime edizioni, sperando che le zone d’ombra vengano dissipate e i dubbi risolti con la sensibilità e la raffinatezza che il festival merita.

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