I numeri del bio e la flemma della politica
Aiab 57,8 milioni di ettari di terreni agricoli biologici e un giro d’affari mondiale di quasi 90 miliardi di dollari (oltre 80 miliardi di euro). Sono questi i principali numeri che […]
Aiab 57,8 milioni di ettari di terreni agricoli biologici e un giro d’affari mondiale di quasi 90 miliardi di dollari (oltre 80 miliardi di euro). Sono questi i principali numeri che […]
57,8 milioni di ettari di terreni agricoli biologici e un giro d’affari mondiale di quasi 90 miliardi di dollari (oltre 80 miliardi di euro). Sono questi i principali numeri che emergono dallo studio «The World of Organic Agriculture», pubblicato da FiBL e IFOAM e presentato, nel febbraio scorso, al Biofach, la più grande fiera internazionale del settore che si tiene a Norimberga.
Un trend, quello che caratterizza il settore del bio, che continua a consolidarsi. I consumatori che scelgono prodotti biologici sono sempre di più così come gli agricoltori che coltivano senza pesticidi e i paesi che investono nel settore, arrivati oggi a 178.
A occupare le prime posizioni del mercato gli Stati Uniti, con 38,9 miliardi di euro, seguiti da Germania (9,5 miliardi di euro), Francia (6,7 miliardi di euro) e Cina (5,9 miliardi di euro).
Un mercato che, nel 2016, ha contato 57,8 milioni di ettari di terreni agricoli biologici, di cui 13,5 milioni di ettari in Europa, coltivati da poco meno di tre milioni di produttori in tutto il mondo. Una crescita del 15%, pari a più di 7,5 milioni di ettari rispetto al 2015, la più grande crescita mai registrata.
L’Italia non è certo da meno, in quanto ai numeri: 8 italiani su 10 consumano bio, il 14,5% della superficie agricola complessivamente utilizzata è biologica e in alcune regioni, come la Calabria, tocca addirittura il 38%, uno dei valori più alti mai registrati nel mondo, insieme al Liechtenstein (37,7%). L’Italia si conferma come uno dei Paesi con i migliori risultati in Europa, con un giro d’affari sul mercato interno che, da 3 miliardi nel 2016, ha toccato i 3,5 miliardi di euro nel 2017, e insieme con l’export oltrepassa 5,5 miliardi di euro, secondo le stime di Firab, la Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica.
Inoltre, secondo Nielsen, il 2017 è stato l’anno in cui si è registrato un vero boom di vendite dei prodotti biologici nei canali della distribuzione moderna, che detengono le maggiori quote di mercato (+ 16,6%, 1.451 milioni di euro, fonte: Nielsen); peraltro, quella del biologico è diventata una presenza importante nel carrello degli italiani, arrivando a pesare il 3,4% delle vendite totali dell’alimentare. Insomma, un settore che da tempo non è più di nicchia e che cresce a doppia cifra.
Una vera e propria rivoluzione dal basso se si pensa che la politica italiana fino ad ora ha guardato con scarsissimo interesse a questo modello produttivo, non degnandolo che di qualche briciola. E’ proprio il caso di dire che la visione è stata ed è tuttora appannaggio dei cittadini – consumatori e produttori – che, con le loro scelte, stanno dimostrando di aver capito quanto un maggiore investimento su un modello produttivo sostenibile possa portare a cambiamenti radicali che incidono sulla salute pubblica, sull’ambiente, sui cambiamenti climatici, sulla valorizzazione dei territori.
Probabilmente solo dopo aver preso atto delle reali implicazioni di tutto ciò, arriverà la politica. Forse, si spera. E comunque sempre con molta calma.
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