Visioni

I nottambuli dell’ambient

I nottambuli dell’ambientDavid Sylvian e Holger Czukay – foto di Yuka Fujii

Note sparse Una preziosa riedizione dei due lavori realizzati negli anni '80 da David Sylvian e Holger Czukay, unita in un cofanetto edito dalla Groeland

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 11 luglio 2018

Nell’inverno dell’86 David Sylvian e Holger Czukay si ritrovano nello studio dei CAN a Colonia. La loro collaborazione risale ai primi vagiti della carriera solista di Sylvian, dopo che ha sciolto i Japan. Gli album da lui finora realizzati, dal magnetico Brilliant Trees al monumentale Gone To Heart spaziano tra tentazioni funky, cantautorato d’avanguardia sospeso tra romanticismo e surrealtà, suggestioni jazz e ambient. Lo accompagnano in questo percorso verso l’ignoto dei grandi dell’avanguardia e dal jazz come Sakamoto, Jon Hassel, Kenny Wheeler, ma soprattutto si cementa un’affinità con Holger Czukay (musicista purtroppo scomparso da poco). Czukay, ha alcuni punti di contatto con Sylvian, pur nella sua imprevidibilità dai tratti freak e umoristici.

Dopo il rigore dei Can, l’antica passione per il sampling, l’attrazione per la musica orientale, la casualità insita nelle manipolazioni, l’uso creativo della radio hanno trovato pieno sbocco nei suoi dischi solisti. È stato poi lui a confezionare nel ’69 (con Rolf Dammers) il capolavoro proto world-ambient Canaxis 5, che con il suo stralunato orientalismo non può aver lasciato indifferente Sylvian.

La prima lunga traccia che i due mettono a punto, Plight, è sostanzialmente una successione di randomici bozzetti strumentali incompiuti di Sylvian in seguito manipolata (con aggiunte) da Czukay, maestro indiscusso del collage. Ne risulta una sorta di fluttuazione continua che raccoglie frammenti e spunti onirici di Sylvian in un ambient fatto di particolari improbabili, affidato a una suprema incertezza generatrice.

Il secondo brano, Premonition è invece un’improvvisazione non editata, più pulsante e vivida nel suo incedere e wyattiano, resa mesmerica dall’inafferrabilità del suo centro. La Virgin non è però convinta dell’appeal commerciale dell’opera, la cui uscita sarà rimandata fino all’88. Ma i due hanno gradito la collaborazione e ne realizzano il seguito, Flux & Mutability nel 1988: la presenza di ex membri dei Can e e di Markus Stockhausen rende il primo pezzo Flux più normale, al punto che può sembra tratto da un qualsiasi album di Czukay, mentre il brano successivo, Mutability, è prevalentemente sylvianesco nel suo lirismo trattenuto e la sua grazia stordente. La magia non si ripete del tutto, ma i due album, ora raccolti in un doppio cd dalla Groenland, riportano alla luce un piccolo corpus di inestimabile valore.

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