È facile raccontare, parlare o descrivere un museo o una mostra nello specifico. Molto più difficile è invece affrontare il concetto stesso di realtà museale nel suo presente, passato e futuro, soprattutto dopo due anni di pandemia che hanno segnato la società in ogni aspetto del vivere quotidiano. Nel libro Voltare pagina. Se i musei sfidano le crisi globali è proprio questo il tema centrale (Baldini + Castoldi, pp. 144, euro 19). Simone Verde, direttore a Parma del Complesso monumentale della Pilotta dal 2017, viene accompagnato dal giornalista Paolo Conti in un duetto scandito dal ritmo avvincente di domande e risposte.

IL LIBRO SI ARTICOLA in una piacevole conversazione condotta come fosse un’intervista giornalistica sulla situazione museologica in Italia e nel mondo, partendo dai presupposti storici che ne hanno determinato lo stato attuale e arrivando a interrogarsi sul destino di queste istituzioni nella società futura. Il punto di partenza è la definizione stessa del concetto di museo come luogo in cui l’uomo racconta una storia attraverso gli oggetti, celebrando sé stesso come creatore. È proprio a cominciare dall’epoca illuminista che le collezioni d’arte escono dai palazzi del potere religioso e politico di cui sono originaria espressione per divenire un patrimonio fruibile dalla collettività in luoghi adibiti a questo scopo.

SECONDO quanto Verde ci porta a scoprire incalzato nei suoi ragionamenti dalle argute domande di Conti, inizialmente è l’idea rivoluzionaria di democratizzazione della cultura a sostenere il diffondersi dell’istituzione museale. Successivamente, lo sviluppo industriale e le ambizioni colonialiste dei singoli stati hanno finito per fare dei musei e del patrimonio culturale uno strumento di propaganda, creando una sorta di competizione tra scuole nazionali che ha finito per distorcere la stessa visione della storia dell’arte.

L’USO DELLA CULTURA da parte dei poteri politici per scopi propagandistici non è un fatto che riguarda solo il passato e buona parte dell’opera è dedicata all’esplorazione di alcune recenti realtà museali nate proprio con questo intento. Si fa ad esempio menzione del trasporto nel 2021 delle mummie dei faraoni, originariamente esposte nello storico museo del Cairo di piazza Tahrir, presso il nuovissimo National Museum of Egyptian Civilization. Qui, secondo la volontà del presidente al-Sisi, sono state posizionate in una cripta al di sotto di una sezione dedicata all’arte islamica con la precisa volontà di creare un’ideale continuità tra la grande civiltà dell’antico Egitto e il regime attuale. Sono poi molti altri gli esempi portati all’attenzione del lettore, sfiorando l’attualità (la Russia di Putin).
L’ultima parte del libro è, infine, quella che più si connette al titolo «voltare pagina», analizzando il futuro possibile delle istituzioni museali attraverso il caso specifico della Pilotta di cui Verde è direttore. Il fulcro del ragionamento è capire quali possano essere le modalità di fruizione da parte delle future generazioni affinché il museo divenga un luogo di sperimentazione e un laboratorio partecipativo, rispondendo attivamente ai bisogni della comunità.