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I «moti del riso», le donne in rivolta nel Sol Levante

I «moti del riso», le donne in rivolta nel Sol Levante

Maboroshi È nelle sale dell'arcipelago «Dai kome sodo» di Motoki Katsuhide, che ricrea gli eventi del 1918

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 22 gennaio 2021

Il 1918 fu un’annata densa di avvenimenti e cruciale per l’assetto politico-sociale dell’arcipelago giapponese. Non solo fu l’anno che con la fine della Prima Guerra Mondiale portò all’Impero asiatico nuovi possedimenti coloniali ed una rinnovata forza nello scacchiere internazionale, ma fu anche il periodo in cui la prima ondata dell’ influenza spagnola colpì la popolazione del paese asiatico.

Dapprima denominata come sumo kaze, in quanto malattia che colpì alcuni lottatori di sumo in aprile, successivamente fu riconosciuta ufficialmente come la cosiddetta influenza spagnola quando nella cittadina di Ogaki, nel Giappone centrale, alcune operaie impiegate in stabilimenti tessili cominciarono a svenire per la febbre. Uno dei fili conduttori che attraversa il 1918 giapponese è proprio la presenza femminile, una presenza che si impose in tutta la sua veemente indipendenza in luglio a Uozu, zona costiera ora nella prefettura di Toyama. Qui si verificò il primo degli episodi che iniziarono un effetto domino in altre zone dell’arcipelago  e che vennero in seguito denominati «i moti del riso», una serie di rivolte che furono portate avanti nella loro fase iniziale specialmente da donne.

Movimenti di rivolta o insurrezioni non sono discusse così spesso alla luce del sole in Giappone, tanto più fanno raramente parte del discorso portato avanti e creato dalla cultura pop nipponica mainstream. Sono invece più spesso materiale primario di molta avanguardia, sia essa legata alla produzione cinematografica, alla letteratura, o al mondo dei manga.

È quindi un’eccezione che sia attualmente nelle sale dell’arcipelago Dai kome sodo (I grandi tumulti del riso), film che ricrea gli episodi che hanno dato origine ai moti del riso del 1918, visti e raccontati da parte delle donne che ne furono le principali protagoniste. Con i mariti costretti a partire per le colonie nel continente asiatico per cercare di garantire la sopravvivenza delle famiglie attraverso la pesca, le mogli rimaste erano coloro che dovevano occuparsi dei campi, essendo l’agricoltura la principale fonte di sostentamento nella zona.

I tumulti cominciarono quando il prezzo del riso cominciò a salire per volere dei governanti, questo per svariati motivi, fra cui anche il fatto che l’alimento venne mandato alle truppe impegnate in Siberia. Si tratta di un lungometraggio che racconta con tocco leggero e comico, come sempre più spesso accade per i jidaigeki, i film in costume e storici giapponesi, spesso con protagonista qualche volto popolare della televisione, dei fatti che, come scritto, caratterizzarono l’annata, ma che furono anche il culmine di un più lungo periodo di insurrezioni e rivolte popolari cominciate nel 1905 con l’incendio di Hibiya a Tokyo.

Al di là del valore e della qualità cinematografica intrinseca della pellicola, che è diretta da Motoki Katsuhide, regista originario proprio della prefettura di Toyama, ciò che colpisce è che largo spazio su un media popolare sia stato dedicato ad un evento le cui protagoniste furono soprattutto le donne.

Nel film questo sembra essere quasi semplificato, donne contro uomini piuttosto che conflitto sociale, inoltre le complesse dinamiche socio-economiche sono glissate, dopo tutto si tratta di un’opera di largo consumo, però indicativa di una tendenza che cerca di dare maggior rilievo a una diversa rappresentazione delle donne nella società giapponese. E anche se in questo caso la produzione l’ha molto probabilmente «cavalcata» nel complesso rappresenta comunque un segnale positivo.

matteo.boscarol@gmail.com

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