Lavoro

I morti sul lavoro tornano a crescere: già 101 in più

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Rapporto Inail Tragico raffronto con l’anno scorso: +16%. Si inverte un dato che da anni era in calo: i caduti fino a ottobre sono 729. Con due mesi in meno, superati i 662 del 2014

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 1 dicembre 2015

Dopo alcuni anni con il segno meno, torna a salire il numero delle morti sul lavoro: gli incidenti fatali tra gennaio e ottobre del 2015 hanno ripreso ad aumentare, con 101 caduti in più rispetto al 2014. Un’inversione di tendenza che era emersa fin dai primi mesi di quest’anno ma che ieri l’Inail ha confermato, esprimendo «preoccupazione» per un rialzo significativo, che supera il 16%.

Eppure, se si guarda a tutti gli infortuni, anche quelli non mortali, la discesa continua, con un ribasso complessivo tra il 4,5% e il 5% nei primi dieci mesi dell’anno. Se ne contano 25.623 in meno, includendo anche i casi definiti dall’Inail «in itinere» ovvero nei tragitti intrapresi per motivi strettamente legati all’impiego. Una decisa flessione si rileva anche focalizzando l’attenzione solo sugli incidenti accaduti mentre si lavora (17 mila in meno).

Tutto questo però non è bastato per impedire 101 morti in più, tra cantieri, fabbriche, campi e tutti gli altri scenari operativi. Si sono infatti conclusi con un decesso 729 infortuni (erano 628 nello stesso periodo del 2014).

E il divario aumenta se si aggiungono anche le perdite «in itinere» (155 in più) con il totale che sfiora il milione solo nei primi dieci mesi del 2015 (988). Il minimo storico dell’anno prima è ormai già abbondantemente superato ma l’Inail invita comunque alla prudenza, ricordando che si tratta di dati basati sulle denunce, che ancora «sono in fase di assestamento». Inoltre i vertici dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro fanno sapere che è in corso un’analisi per capire il perché dell’aumento.

Intanto dai dati mensili, pubblicati sul sito web dell’Inail, è evidente l’aumento dei casi mortali tra gli over60 (+38,3%). L’occasione per tornare a parlare di morti bianche è stata l’Assemblea nazionale sull’amianto, che negli anni, ha sottolineato il presidente dell’Inail Massimo De Felice, ha fatto oltre «17 mila» vittime.

Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha assicurato che le verifiche diventeranno più efficienti a partire già dal prossimo anno, non appena l’Ispettorato unico, previsto dal Jobs Act, diventerà una realtà. Le attività ora dislocate tra Inps, Inail e ministero del Lavoro saranno infatti accorpate e faranno capo a un solo polo. Quel che bisogna capire, ha avvertito Poletti, è se mantenere comunque lo stesso impianto, «le stesse competenze», oppure aprire una «riflessione» sui poteri dell’Agenzia unica, affinché «la nuova struttura possa essere meglio utilizzata».

Oltre al capitolo dei controlli c’è un tema che per il presidente dell’Inps, Tito Boeri, resta cruciale: «la flessibilità in uscita». Parlando dei lavoratori che si ammalano a causa del contatto con l’amianto, Boeri è infatti tornato sul punto, chiarendo anche come sia «molto difficile riuscire a misurare con esattezza la speranza di vita dei singoli e delle specifiche carriere».

Già da oggi, quindi, è possibile prevedere che il 2015 si chiuderà con un rialzo significativo di morti sul lavoro rispetto all’anno passato, quando gli infortuni mortali erano stati 662 (e a fine ottobre sono già 729, come detto).

Il Rapporto annuale dell’Inail per il 2014 confermava invece la tendenza al calo, visto che gli incidenti si erano dimezzati negli ultimi dieci anni: nel 2005 le morti bianche erano state 1.278.

Gli infortuni totali sono stati 437 mila (un calo del 6,3% sul 2013). Rispetto al 2013, si è registrata una riduzione del 6,7% mentre sul 2010 (997 morti sul lavoro accertate) la riduzione è stata del 33,6%.

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