È come se si fosse prodotta un frattura, a un certo punto nella storia della Creazione, una crepa, da cui ci viene permesso di osservare il processo, quello che accade e quello che ancora si sta formando, l’energia primordiale in movimento, le direzioni inaspettate verso cui si orientano la materia, il suono, l’universo intero. Quasi a volerci svelare i segreti del cosmo, la musica del secondo disco solista di Gabriele Gasparotti ci conduce al punto zero, dove il tempo si interrompe, e da cui è il puro suono a prendere vita. Sono dieci composizioni elettroacustiche, nate accostando un sintetizzatore Buchla, un pianoforte preparato (ispirato ad Arvo Pärt), nastro magnetico e field recording, oltre ai cellotronics della violoncellista Benedetta Dazzi, da tempo collaboratrice del musicista toscano. L’album, pubblicato in vinile e in musicassetta, è stato mixato da Rachad Becker nel suo studio di Berlino, da cui sono passati molti esponenti della nuova musica elettronica (Kali Malone, Alessandro Cortini, Alva Noto, Ryuichi Sakamoto). Ad anticipare il disco, il videoclip del brano Le porte del paradiso diretto dallo stesso compositore, è stato presentato alla Mostra del cinema di Venezia.