Quattro ore di sciopero unitario in tutte le aziende metalmeccaniche il 7 luglio nelle regioni del centro-nord (Lazio esclusa) e il 10 luglio nelle regioni del sud con presidi, manifestazioni e discussioni collettive per «lanciare un grido nel paese: l’industria metalmeccanica in Italia è a rischio, la transizione ecologica, energetica e tecnologica deve essere socialmente sostenibile, le lavoratrici e i lavoratori possono e devono essere protagonisti di questo processo». Lo hanno deciso Fiom, Fim e Uilm, spiegando che lo sciopero serve a «spingere il governo ad agire, per costruire le basi di un vero confronto e per rilanciare il futuro del settore metalmeccanico».

I sindacati sottolineano che «sono anni che il nostro paese vede ridursi la base produttiva, sono mancati da parte della politica e dei governi gli orientamenti e le scelte sui temi del lavoro e dell’industria metalmeccanica». Quindi, “sono sempre più urgenti interventi di politica industriale che ancora non si vedono da parte del governo e senza i quali si rischiano di peggiorare la condizione economica, industriale e sociale del Paese, già caratterizzate da prospettive di particolare incertezza».

«Sono 4 ore di sciopero di avvertimento», spiega il segretario generale Fiom Michele De Palma. «Il 70% dei tavoli di crisi riguarda il settore metalmeccanico. Non vogliamo accompagnare il paese alla dismissione industriale. La transizione ambientale e digitale si fa se la fanno i lavoratori: serve la politica industriale degli investimenti, non quella dei bonus. Occorre un confronto vero con il governo». Rispetto alla convocazione dei sindacati il 19 giugno al Mimit, «noi saremo presenti ai tavoli con le confederazioni, ma i tavoli si fanno per fare le trattative. Noi facciamo i sindacalisti, non i commentatori», sottolinea. Su settori strategici come la siderurgia, l’automotive, l’elettrodomestico e le tlc vogliamo decidere insieme al governo e al sistema delle imprese come si fa a rigenerare l’occupazione favorendo l’ingresso dei giovanI. È necessario che oltre ai ministeri competenti si aprano le porte di Palazzo Chigi», conclude De Palma.

«Il tempo è scaduto, il governo e il ministro Urso devono capire che non si può andare avanti così, con scelte non prese e rinvii continui di problemi che se non verranno affrontati provocheranno conseguenze sociali senza precedenti», attacca il segretario generale Uilm Rocco Palombella.

Per il segretario generale Fim Cisl «è una mobilitazione di merito, costruttiva per rivendicare strumenti di politica industriale. Dalla convocazione del governo ci aspettiamo un cambio di passo».