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I medici: riaprire sotto i 5 mila casi. Le Regioni: nuovi criteri

I medici: riaprire sotto i 5 mila casi. Le Regioni: nuovi criteriTerapia intensiva al San Filippo Neri di Roma – LaPresse

E il governo dà il via libera agli Europei di calcio a Roma. Ieri 13.447 nuovi contagi (tasso di positività sceso al 4,4%), ma salgono i decessi: 476. L’Associazione Coscioni denuncia: «Si continua a governare senza dati aperti, gli scienziati li chiedono»

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 14 aprile 2021

Il valzer delle restrizioni e dei colori non piace a nessuno. Destabilizza, deprime, rende inattuabile qualsiasi programmazione, con ripercussioni sia sulla lotta all’epidemia che sull’economia. La richiesta che viene dai settori produttivi, soprattutto ristorazione e turismo, è la riapertura immediata. O almeno un criterio, un indicatore certo da rispettare. E allora eccolo, a darlo sono i medici: «Un rallentamento delle restrizioni sarà possibile solo con contagi giornalieri al di sotto di 5.000 casi, mantenendo una larga capacità di testing e riprendendo il contact tracing», «i ricoveri in area Covid medica e intensiva largamente al di sotto delle soglie critiche, rispettivamente 40% e 30%, e la vaccinazione completata almeno per i soggetti fragili e gli ultra 60enni».

È LA RICHIESTA ESPLICITA inoltrata ieri al governo da tutti i maggiori sindacati dei medici: Anaao-Assomed, Cimo-Fesmed, Aaroi-Emac, Fassid, Fp Cgil , Federazione veterinari e medici, Uil Fpl e Cisl medici. E a leggere il bollettino quotidiano non sembra ancora arrivato il momento: ieri a fronte di un numero maggiore di tamponi rispetto al giorno prima (304.990, cioè +114 mila), si è registrato un aumento dei nuovi contagi (13.447 contro 9.789 delle 24 ore precedenti), con un tasso di positività che scende al 4,4%. Aumentano però i decessi (476, erano 358 lunedì). Nelle terapie intensive sono entrate nelle ultime 24 ore 242 persone, per un totale di 3.526 posti occupati da malati Covid. Negli altri reparti, i ricoverati con sintomi sono 26.952 in tutto.

Secondo le sigle sindacali dei medici, «nelle ultime settimane mostrano progressivi segnali di rallentamento della crescita dei contagi», tuttavia «le condizioni di sovraccarico di tutto il sistema ospedaliero», nonché la «marcata circolazione del virus, con circa 530 mila contagi attivi, e la persistente elevata mortalità», impongono «molta cautela nell’allentare le misure restrittive della movimentazione sociale».

«Per la terza volta – fanno notare i sindacati – gli operatori sanitari sono costretti, dopo il secondo picco epidemico autunnale, a ulteriori sacrifici, anche a rischio della salute personale, oltre che ad affrontare una situazione di costante super lavoro fisico e psichico che sta fiaccando le loro resistenze». L’avvertimento di chi combatte in prima linea, che si ripete «inascoltato» da tempo, è che «ogni prematuro allentamento delle restrizioni» mette a rischio non solo i malati Covid «costringendo per carenza di posti letto gli operatori a scelte strazianti sotto il profilo etico, come il triage inverso», ma anche la prevenzione e la cura dei pazienti con altre patologie.

LE REGIONI PERÒ non ci stanno, e in coordinamento stanno preparando un documento da presentare probabilmente domani, in Conferenza Stato-Regioni, nel quale potrebbero proporre la riapertura dei ristoranti all’aperto anche di sera e la revisione dei parametri sulla valutazione del rischio epidemiologico, inserendo tra questi anche il numero di vaccinazioni effettuate sul proprio territorio. In controtendenza con i Paesi più produttivi come la Germania, che ieri ha iniziato a varare misure uniche a livello nazionale superando le sovranità dei Lander.

D’ALTRONDE, SE IL SOTTOSEGRETARIO alla Salute Sileri si sente di poter indicare il Primo maggio come data per tornare a «una colorazione più tenue delle Regioni», il premier Draghi addirittura dà il via libera agli europei di calcio di giugno a Roma, e il ministro Speranza assicura che «il governo sta facendo tutto il possibile» per garantire la partecipazione «di una quota di spettatori pari ad almeno il 25% della capienza» dello stadio Olimpico.

Poco importa se nel vicino Abruzzo “arancione” ben 41 comuni, soprattutto della Marsica, sono da lunedì passati al “rosso”, a causa del gran numero di contagi e morti. Poco importa se nelle carceri, dove è stata sospesa la vaccinazione appena iniziata, «i detenuti positivi sono quasi mille su un totale 53700 con solo 7500 detenuti vaccinati», come denunciano allarmati i sindacati di polizia penitenziaria.

Tanto «si continua a governare l’emergenza in assenza di dati aperti, che restituiscano un quadro completo della situazione». Lo spiega bene Marco Cappato, creatore, con l’Associazione Coscioni, del sito Covideleaks.it per «la segnalazione anonima di qualsiasi tipo di dato disaggregato legato all’andamento pandemico». Per esempio «non abbiamo a disposizione alcun dato che faccia luce sulla correlazione tra i nuovi contagi e le varie tipologie di vaccino». Da tempo la comunità scientifica lo chiede, «il governo Conte aveva promesso la pubblicazione dei dati in formato grezzo e scaricabile, grazie a un accordo tra Iss e Accademia dei Lincei». Ma nulla di fatto, neppure con Draghi. Alcuni dati, conclude Cappato, «ci sono e non vengono pubblicati mentre altri, che pure sarebbero utili, non ci sono nemmeno, come quelli sulla reale diffusione del virus in Italia». Ma per fortuna c’è il calcio.

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