Erano un centinaio quando il Parco Nazionale d’Abruzzo e il Wwf Italia lanciarono l’Operazione San Francesco per salvarli, lavorando per la prima volta, non solo sulla conservazione di una specie, ma anche sulla comunicazione con l’ambizioso obiettivo di ribaltare un’immagine negativa fino a quel momento molto diffusa. Parliamo dei lupi che all’inizio degli Anni 70 del secolo scorso in Italia erano sull’orlo dell’estinzione e che invece, grazie a quella prima Operazione e alle tante altre azioni che seguirono, negli ultimi 50 anni ha ricolonizzato spontaneamente tutta l’Italia partendo dai piccoli nuclei sull’Appennino centro-meridionale (Abruzzo e Calabria) e arrivando fino alle Alpi.

Grazie al regime di protezione che fu dapprima introdotto e poi rafforzato, il lupo ha registrato una ripresa demografica che ad oggi però non era stata documentata in maniera standardizzata su scala nazionale. Ci ha pensato il primo monitoraggio sul lupo in Italia, coordinato dall’Ispra, su mandato del Ministero della Transizione Ecologica, con lo scopo di accertare quanti e dove sono i lupi in Italia. Lo studio è durato dal 2018 al 2022, con una raccolta di dati sul campo tra ottobre 2020 e aprile 2021: questo grande lavoro ha consentito di avere delle stime attendibili, grazie all’impegno di una rete di 3.000 persone, opportunamente formate e appartenenti a 20 parchi nazionali e regionali, 19 regioni e provincie autonome, 10 università e musei, 5 associazioni nazionali (Aigae, Cai, Legambiente, Lipu e Wwf), 34 associazioni locali, 504 reparti del Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri, più FederParchi e il Centro referenza grandi carnivori del Piemonte e dall’Università di Torino del Progetto Life WolfAlps che ha coordinato le regioni alpine. Nella campagna di campionamento sono stati percorsi a piedi 85.000 e si sono raccolti oltre 24.000 segni di presenza tra avvistamenti fotografici, carcasse di animali predati, tracce, ecc..
La stima della popolazione del lupo a scala nazionale è così risultata pari a 3.307 individui (con una forchetta tra 2.945 e 3.608): 946 nelle regioni alpine e 2.388 in quelle dell’Italia peninsulare. Si sono poi elaborate due mappe distinte per la distribuzione, sempre differenziate tra le rispettive aree. I risultati indicano che la popolazione di lupo del nostro Paese è molto cresciuta negli ultimi anni, anche se probabilmente meno di quanto si aspettasse qualcuno che desidera da tempo di riaprire la caccia a questo splendido predatore. Nulla di più sbagliato! Se i numeri crescono, infatti, le minacce per la conservazione del lupo restano attuali: dal bracconaggio alla mortalità accidentale fino all’ibridazione che mette a repentaglio la stessa integrità genetica della specie. Senza considerare poi il ruolo centrale che il lupo svolge per il controllo di altre specie, prima fra tutte il cinghiale. Per questo occorre non abbassare la guardia e continuare a lavorare per favorire la coesistenza del lupo con le attività dell’uomo, zootecnia in primis.

*vicepresidente Wwf Italia