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I gruppi di ascolto, una ricaduta virtuosa della pandemia

I gruppi di ascolto, una ricaduta virtuosa della pandemia

Musica classica Le grandi piattaforme come quella dei Berliner, la Digital Concert Hall, imitata ma non eguagliata per varietà della proposta, qualità del suono e riprese, hanno continuato senza flessioni, dopo la pandemia, potenziando l’incidenza dei social media

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 8 giugno 2024

Il termine di un Liederabend nello spazio spettrale dell’Opera di Monaco, totalmente vuota a causa della pandemia, il tenore Jonas Kaufmann aveva concluso la serata trasmessa in diretta alla radio con una sorta di sconfortata esclamazione: «Schubert è meraviglioso, ma speriamo di tornare presto a fare musica insieme perché così è molto difficile».

Appassionati e semplici curiosi, spinti dal confinamento forzato, scoprirono in quei mesi quanta musica classica fosse disponibile online, gratuitamente o a prezzi accessibili.

Tra coloro che si erano organizzati per primi, i Berliner Philharmoniker e alcuni teatri internazionali, come il Covent Garden di Londra e il Metropolitan di New York, già da tempo avevano puntato sulle proiezioni di opere e concerti nei cinema. Con il recupero della normalità, molte società hanno poi dismesso in fretta i sistemi di streaming, per via dei costi e per privilegiare il ritorno in sala; ma le grandi piattaforme come quella di Berlino, imitata ma non eguagliata per varietà della proposta, qualità del suono e riprese, hanno continuato senza flessioni, potenziando l’incidenza dei social media.

Poiché la fruizione solitaria riproduce solo parzialmente l’esperienza dell’ascolto dal vivo e condiviso con gli altri spettatori, si sono diffusi i gruppi d’ascolto, di cui emergono tracce anche in rete, su Instagram e su Facebook, vi«sto che per organizzarli basta qualche telefonata o una chat sullo smartphone.
Per alcuni gli incontri sono finalizzati a ascoltare insieme un concerto o un’opera molto attesi – per esempio la diretta della prima al Teatro alla Scala, per seguire la quale la Digital Concert Hall berlinese ha creato apposite differite per il Sud America e per l’Estremo Oriente, visibili una sola volta all’orario del fuso stabilito – per altri è l’alternativa economicamente sostenibile a una passione costosa, e a volte irragiungibile, perché di certo non si valicano frontiere e continenti per ascoltare un concerto, sebbene si annunci imperdibile.

Alcuni incontri si valgono delle introduzioni di musicologi, che spesso si mettono anche a disposizione di biblioteche, scuole e centri culturali, cui per esempio la Digital Concert Hall propone accessi condivisi.
Altri consessi amicali sono resi possibili dalla generosa condivisione della propria competenza e passione da parte di giornalisti specializzati o semplici cultori dilettanti. Certo, a differenza della lettura, l’ascolto in streaming resta sempre l’imitazione di una condizione originaria, la cui pienezza si vive solo in sala. Forse sarebbe tempo di riprendere a fare musica in casa. Far tornare di attualità serate come le famose schubertiadi sarebbe un modo virtuoso per trasformare un accidente – quello della pandemia – in una opportunità.

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