Cultura

I grandi fondi statunitensi e il pericolo per la democrazia

I grandi fondi statunitensi e il pericolo per la democrazia

Saggi «I padroni del mondo. Come i fondi finanziari stanno distruggendo il mercato e la democrazia» è il nuovo libro di Alessandro Volpi per Laterza

Pubblicato 4 giorni faEdizione del 22 ottobre 2024

Gestiscono quote di risparmio immense, partecipano al capitale di aziende strategiche, hanno rapporti stretti con i governi su cui esercitano un’influenza politica. Sono i grandi fondi finanziari (americani), che stanno diventando sempre più importanti e protagonisti delle scelte strategiche di vari Paesi. Ma al tempo stesso hanno introdotto pratiche che mettono a rischio gli assetti democratici. Questa è la tesi «radicale» sostenuta dallo storico Alessandro Volpi nel libro I padroni del mondo. Come i fondi finanziari stanno distruggendo il mercato e la democrazia (Laterza, pp. 190, euro 15).

Un fenomeno che viene ancora poco studiato nonostante le evidenze venute a galla dopo la crisi finanziaria del 2008 e dopo vari episodi di cronaca che avrebbero dovuto insospettire la politica e l’opinione pubblica, oltre la cerchia degli addetti ai lavori e degli esperti. Se ne riparla in questi giorni anche in Italia dopo alcuni incontri della presidente del Consiglio, Meloni con i big della finanza mondiale. Sui media il governo ha fatto circolare un messaggio rassicurante: il governo sta cercando risorse finanziarie per affrontare una manovra economica difficile e sta cercando investitori esteri per rafforzare il made in Italy. Volpi, con il suo libro, sostiene invece una tesi opposta. Da una parte il governo che nasce sulle ceneri della cosiddetta «destra sociale» ha bisogno di accreditarsi nei salotti buoni della finanza che conta.

E QUESTO SPIEGHEREBBE il grande orgoglio con cui Giorgia Meloni fa sapere dei suoi incontri con Elon Musk, Brad Smith (presidente di Microsoft), Larry Fink, amministratore delegato di Black Rock. Dall’altra un governo che si basa sui dogmi del neoliberismo ha bisogno di partner importanti per proseguire nell’opera di smantellamento del Welfare. Quali alleati migliori delle assicurazioni e dei fondi di risparmio?

Nel libro troviamo la «mappa» di questo potere finanziarpolitico. Troviamo cioè la descrizione delle grandi società di gestione del risparmio, a cominciare da BlackRock, Vanguard e State Street, che hanno attivi per poco meno di 30mila miliardi di dollari, e che hanno costruito la loro fortuna soprattutto dopo la crisi del 2008, prendendo il posto delle principali banche americane, di cui poi hanno rilevato fette importanti di azionariato a cominciare da JP Morgan. La loro forza, spiega l’autore, dipende da un carattere originale del loro modo di operare sulle piazze mondiali: hanno avuto la capacità di mettere sul mercato strumenti finanziari poco costosi, con ridotti oneri di intermediazione per i clienti, che dopo lo scoppio della «bolla» del 2008, disorientati dalla crisi finanziaria, si sono indirizzati verso tali società.

CON QUESTE ENORMI i disponibilità finanziarie, BlackRock e Vanguard hanno partecipato alle varie ondate di privatizzazioni, e nel caso italiano sono diventati centrali, tanto che BlackRock, con partecipazioni in Eni, Enel, Terna, Unicredit e varie altre società, risulta il primo azionista privato alla Borsa di Milano. Nel libro si racconta anche delle vicende di Kkr che ha avuto ruolo (molto negativo) su alcuni casi di crisi industriali come per esempio quello della Magneti Marelli.

Si tratta di un fenomeno che non può essere sottovalutato e che la politica (soprattutto le forze di opposizione a un governo che sembra già allineato e coperto) deve riportare al centro dell’attenzione, quanto meno dal punto di vista della trasparenza. Di quello che si sono detti Giorgia Meloni e Larry Fink non abbiamo saputo nulla. Sappiamo solo che sui tavoli di questi incontri ci sono le privatizzazioni che sono state annunciate, quelle che Volpi definisce «cavalli di Troia» per penetrare nell’economia italiana. Ma l’invasione è già cominciata e nei «padroni del mondo» si racconta quello che è già successo: l’ingresso dei fondi nelle società di gestione delle reti, nelle partecipate, nelle multiutility e ovviamente nell’industria della finanza. Dopo le banche, le reti di comunicazione, l’iperturismo, ora toccherà alla sanità e ai trasporti?

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