Dalle ceneri di una fabbrica dismessa, uno scheletro di archeologia industriale del ‘900, nel 2019 a Valle Cascia, una piccola frazione del comune di Montecassiano, nasce il festival «I fumi della fornace», quello che uno degli ideatori, Giorgiomaria Cornelio, autore di un libro che ne raccoglie l’eredità poetica, La specie storta (Tlon, 2023) ha definito «un laboratorio di riedificazione immaginale». L’ex sito industriale dopo la bonifica dall’amianto per volontà del nuovo proprietario Paolo Dignani diventerà in futuro un centro culturale e un museo per ricostruire la memoria attraverso la raccolta di storia orale del lavoro, quindi cantiere di progettualità intellettuale.
Giunto alla quinta edizione, che si svolgerà dal 24 al 27 agosto, «I fumi della fornace» è un luogo dove si intrecciano tradizione e avanguardia, l’antico e il futuro, in una commistione eccentrica e multidisciplinare (poesia, teatro, musica extra colta, arti visive), quello che gli organizzatori della associazione Congerie (tra i quali l’illustratrice Giuditta Chiaraluce, il poeta Nicola Passerini, il regista Lucamatteo Rossi) hanno definito «un esercizio d’immaginazione collettivo».
Quindi non un festival verticale di consumo e di promozione dell’industria culturale ma un luogo orizzontale di incontro e di creatività, un pensatoio diffuso che in questa nuova e ricca edizione avrà come tema «la voce» in tutte le sue declinazioni. Tra i molti ospiti Mariangela Gualtieri con il recital «Cattura del soffio», artisti come Roberto Paci Dalò, scrittrici come Ida Travi e Sara Gamberini, il bandoneonista Daniele Di Bonaventura, Franco Ferrara, poeta, esploratore, figura fra le più straordinarie del nostro Novecento (con la mostra omaggio «Sul greto dell’arsura»), e l’attore Luigi Lo Cascio, ormai un habitué del festival, che ha definito questo luogo eccentrico «la piccola Atene delle Marche».