Per decifrare lo spirito di Sundance 2021 basta partire dalla sigla del festival – frammenti animati che si muovono in smarrita confusione ma che poi si ricompongono «felicemente» nel logo del festival- ha annunciato la nuova direttrice della manifestazione, Tabitha Jackson, durante la conferenza stampa d’apertura.

STAGLIATA sullo sfondo di una fotografia dell’Egyptian Theater sulla Main Street di Park City (in realtà probabilmente era a casa, in Connecticut) Jackson ha esordito spiegando che «La pandemia ha esploso in pezzi la nostra realtà lasciandoci con il bisogno di reimmaginare il festival a partire da quei frammenti. Uno era sicuramente l’energia del Sundance: come preservarla? E poi gli artisti: come coinvolgerli e metterli in contatto con il pubblico e l’industria? Come replicare il senso di anticipazione per i film? Sundance è noto perché bisogna sempre darsi da fare per spuntare i biglietti, quindi anche quest’anno bisogna prenotarsi. Dovevamo creare un design che incoraggiasse la connettività del nostro ecosistema. Per quello abbiamo inserito orari precisi per le proiezioni che sono sempre seguite da un live q&a, a cui il pubblico può partecipare (se si perde le prima di un film, è disponibile una seconda proiezione, anche quella con un orario d’inizio preciso, ma con una finestra di 24 ore per vederlo; ndr)».

Tra le altre feature della piattaforma, che il festival di Redford ha costruito specificatamente in vista di quest’edizione, anche una Main Street virtuale dove sono ricreati il Cinema Cafe (che offre programmi di live music) e le lounge degli sponsor che normalmente affollavano la strada principale di Park City (e tra cui quest’anno figura anche uno Zoom Chalet!): basta cliccare sui rispettivi loghi per aver accesso a un’offerta quotidiana di programmi virtuali a base di conversazioni, incontri, concerti che replicano le versioni in person… Sempre sul sito di Sundance 2021, i link per scoprire i cinema satellite che ospiteranno parte del programma del festival, in 24 stati diversi – ma tra cui non compare nemmeno una sala di Park City (niente anche a New York e a LA dove le proiezioni drive in sono state cancellate tutte).

DIVERSAMENTE dalle scorse edizioni, ha fatto notare Jackson, le conversazioni saranno gratuite e in gran parte accessibili da tutto il mondo (non è così per i film che sono geo bloccati in diversi gradi di restrizione). Ogni mattina, come una specie di talk show televisivo, Jackson apparirà live sul sito per presentare gli highlight e gli ospiti della giornata.
Allargare geograficamente l’audience, hanno detto sia Jackson che il Ceo del Sundance Institute Kari Putnam, è stato infatti uno dei risvolti positivi della sfida posta dalla pandemia. A sentire Putnam: «Quando abbiamo cominciato a pensarci, dieci mesi fa, non avevamo idea di come sarebbe andata. Ma, dai primi dati, quest’edizione potrebbe risultare nell’audience più vasta che il festival ha mai avuto».

In declino solo lievemente le submission, ha detto Jackson, in gran parte dagli Usa e per quanto riguarda la fiction, per via delle produzioni bloccate. Sono aumentati invece i doc internazionali. E sono presenti nel programma film entrati in lavorazione durante la pandemia (e quindi con le restrizioni imposte dal distanziamento sociale), ma non necessariamente sul virus.
Putnam e Jackson hanno motivato il lineup extra ridotto del festival, sia per durata che numero di film, con il bisogno di creare un’esperienza concentrata e di dare lo spazio necessario per far respirare ogni titolo. Ma è difficile non intravedere, tra le righe del programma, una larga prevalenza di esordienti o quasi e l’assenza semi- totale di film di alto profilo che -si sa- sarebbero in realtà pronti.

QUATTORDICI dei film in programma hanno ricevuto l’appoggio del Sundance Institute. Per chi fosse in possesso di attrezzature per la virtual reality, la sezione New Frontier offre uno spazio «party», dove conversare, attraverso il tuo avatar, dei film appena visti, subito dopo la fine del q&a live, come se stessi uscendo dalla sala con gli amici. Robert Redford, in genere presente per le conferenze stampa d’apertura, non è apparso. Ma la sua presenza (forse solo la voce?) era prevista per una specie di cerimonia d’apertura annunciata prima dell’inizio delle proiezioni, ieri sera.