I fatti non sono dalla parte di Trump. Ma il Gop resta compatto
Le udienze pubbliche sull'impeachment Pressioni indebite della Casa bianca sul presidente ucraino Zelensky? Per i Repubblicani è solo una cospirazione
Le udienze pubbliche sull'impeachment Pressioni indebite della Casa bianca sul presidente ucraino Zelensky? Per i Repubblicani è solo una cospirazione
Sono cominciate mercoledì le udienze pubbliche sull’impeachment. I primi due testimoni sono stati Bill Taylor, il massimo diplomatico americano in Ucraina, e George Kent, un alto funzionario del Dipartimento di Stato. Oggi toccherà all’ex ambasciatrice in Ucraina Marie Yovanovitch.
Taylor ha fornito una nuova bomba: uno dei membri del suo staff durante una cena con Gordon Sondland, ambasciatore Usa presso l’Unione europea, aveva sentito una telefonata fra lui e Trump in cui parlavano di «indagini» che «gli ucraini avrebbero portato avanti». Interrogato su quale fosse l’opinione del presidente sull’Ucraina, Sondland aveva risposto: «Il presidente si preoccupa di più delle indagini su Biden che dell’Ucraina».
George Kent nella sua testimonianza ha parlato della sua preoccupazione per il ruolo dell’avvocato di Trump, Rudy Giuliani, accusato di aver portato avanti una campagna per trovare informazioni screditanti su Joe Biden. Le mosse di Giuliani avevano portato all’ingiustificato allontanamento di Marie Yovanovitch, poco docile rispetto al piano.
Le accuse screditanti di Giuliani verso Yovanovitch erano «informazioni false» fornite da «ex pubblici ministeri corrotti» per «vendicarsi di chi aveva denunciato la loro cattiva condotta, inclusi i diplomatici Usa».
La differenza di toni tra accusa democratica e difesa repubblicana è stato l’elemento chiave della prima udienza pubblica. Il New York Times ha commentato che «sembrava che Democratici e Repubblicani stessero conducendo indagini diverse»; la rivista liberal Mother Jones ha riassunto la giornata così: «I Repubblicani hanno trascorso il primo giorno delle udienze di impeachment in una realtà alternativa».
I membri del Gop, per distogliere l’attenzione dalle prove incriminanti, hanno trascorso gran parte della giornata cercando di eludere i fatti fondamentali della controversia e di sostituirli con l’idea del complotto anti-Trump. Il deputato Devin Nunes nella Commissione di Intelligence ha sostenuto che il processo di impeachment è una cospirazione montata dai Democratici aiutati dall’Fbi, elementi del Dipartimento di Giustizia e del Dipartimento di Stato. Ha di fatto accusato Taylor e Kent di unirsi al piano dei poteri forti per distruggere Trump.
Il repubblicano Jim Jordan ha sostenuto che non può esserci nessun quid pro quo perché alla fine la Casa bianca ha rilasciato l’assistenza di sicurezza per l’Ucraina. La Casa Bianca lo ha fatto, sì, ma dopo aver appreso che un whistleblower aveva riferito ai suoi superiori della telefonata di Trump a Zelensky. Telefonata che Nunes ha descritto come un «piacevole scambio tra due leader».
I Democratici hanno presentato testimoni che si basavano sui fatti, in quanto mirano a raccontare una storia che sia comprensibile di evidenti illeciti di Trump. I Repubblicani non possono confrontarsi con questo copione in quanto i fatti non sono dalla loro parte, perciò la loro linea di difesa è stata quella di sbeffeggiare tutta la vicenda. Nunes ha definito l’idea che Trump possa aver fatto pressioni su Zelensky come «la madre di tutte le teorie della cospirazione».
L’udienza è stata l’ennesima dimostrazione della cieca lealtà dei Repubblicani verso Trump e il loro abbraccio a una tattica pericolosa e demagogica: soffocare la razionalità con la paranoia.
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