Ai nostri giorni, nel momento stesso in cui accadono, i fatti divengono notizie. I tempi di questa mutazione, di questa metamorfosi del fatto in notizia sono infatti ridotti, pressoché fino a coincidere. E a tal punto è giunta la coincidenza che, se non è dato come notizia, il fatto non viene registrato come realmente accaduto, resta nel novero anonimo, esteso assai, delle non-notizie che va a costituire l’innumerevole congerie dei non-fatti.

A riprova, una facile constatazione in proposito: di guerre sanguinose che infieriscono da anni, in Africa per esempio, non si ha notizia. Per tanto non sono certificate (verificate) come guerre in atto. Non averne notizia, infatti, ne destituisce la “fattualità”.

Esse, propriamente, “non accadono”: in Africa non ci sono guerre. Per converso si ha un grande, incessante lavorìo inteso a costruire notizie, cioè a ratificare fatti che nella realtà effettuale non sono accaduti.

Il sistema dell’informazione, che traduce i fatti in notizie e le notizie in fatti, mette capo ad una giornaliera rappresentazione del mondo che, del mondo, pervade e condiziona la recezione che ciascuno se ne fa. Si ottiene una visione del mondo ratificata dalle notizie comunicate simultaneamente, una via l’altra dai quattro canti del globo terracqueo.

La notizia, scritta o parlata, quanto più possibile, è corredata da immagini che ne ratificano l’attendibilità (se non l’autenticità), la confermano, ne offrono l’inoppugnabile fattualità. Fatto, immagine, notizia si assommano e forniscono a sconfinate moltitudini una certezza, una verità su come va il mondo. Proprio così va il mondo ogni giorno, ora dopo ora, notte e dì, eccolo qui il mondo in “tempo reale”, da un capo all’altro, a disposizione delle moltitudini perché, finalmente, ne posseggano i termini. Possederne i termini, essere posti nella condizione di conoscerne le notizie-fatti entro tutti i confini. Dalla tundra alle pampas, dagli oceani al lago d’Iseo. Pioggia a Tokio, vento forte di libeccio in Versilia, le Eolie isolate. Si getta a Manhattan dal decimo piano di un grattacielo una ballerina nera di ventitré anni. La madre, sconvolta, ha dichiarato: «Non me lo aspettavo».

Collegati al mondo, si dice. Ma essere collegati al mondo non è precisamente lo stesso che essere al mondo. La individuale vita quotidiana di ciascuno può scorrere a latere del mondo collegato, apprendere le notizie-fatti degli altri, uomini e donne, di un altrove, casi capitati oggi in Alaska o a Forcella, e ritrovarsi tuttavia, al momento di prender sonno alla fine della giornata, scollegati senza un attivo possesso di quei termini che i fatti-notizie mi illudono di partecipare.

Guerre, pestilenze, fame, malattie, pericoli di morte, soprusi, torture, offese, violenze sono le notizie-fatti che attraversano il mondo giorno per giorno, mese per mese, anno per anno. Ma, come notizie-fatti che vengono comunicate, mi recano un’aggiornata informazione dei casi del mondo senza tuttavia toccarmi nel corpo, senza obbligarmi nella volontà, senza impormi scelte non rinviabili, atti di difesa o di offesa con i quali cautelarmi, salvarmi dai pericoli mortali del mondo, appunto. Senza, insomma, educarmi alla responsabilità ed alla consapevolezza critica: la notizia-fatto ostacola e ottunde il senso della storia.

Queste sommarie considerazioni mi sono stimolate dalla lettura del Candide di Voltaire. La vita di Candide è travolta da guai, dolori, persecuzioni, disastri, terremoti e naufragi, ingiustizie e uccisioni nel lungo e nel largo dei continenti di questo nostro medesimo mondo. Essi sono da Voltaire narrati come fatti che si susseguono con ben precise conseguenze. Fatti, non notizie raccontate allo scopo di suscitare nel lettore stupore e curiosità (e qualche raccapriccio).

Voltaire non ci comunica notizie. Ci pone innanzi a fatti, ovvero al destino di donne e di uomini come noi, in carne e ossa. Fatti che accadono e segnano e producono reazioni e casi, scelte di vita e di morte irreversibili. Reversibili sono, appunto le notizie che si contestano, si smentiscono, si enfatizzano, si destituiscono di fondamento.