Nel gergo pittorico il pentimento è l’atto con cui l’artista modifica il dipinto in corso d’opera, coprendo le idee precedenti. Alcuni ripensamenti rimangono visibili a occhio nudo, altri sono rilevabili soltanto dalla diagnostica a raggi X. Nel suo ultimo lavoro Moby ci risparmia fatica e radiazioni, esibendo i pentimenti musicali verso quel Reprise con cui esattamente un anno fa aveva celebrato un trentennio di carriera, sorprendendo con la scelta di pubblicare per Deutsche Grammophon in connubio con la Budapest Art Orchestra. Stupore relativo, tutto sommato: un album sinfonico ormai non si nega a nessuno. Quello uscito il 20 maggio per la stessa etichetta diventa quindi la ripresa di una ripresa, un pentimento che gratta già via la patina acustica applicata alle tracce, restituendole al digitale. Un nuovo reimpiego di materiale già noto: ciò che funzionava prima funziona ancora, come Porcelain e Natural Blues (entrambe tratte dal capolavoro Play), refrattarie alla doppia conversione. Altre, come Why Does My Heart Feel So Bad e Extreme Ways, escono un po’ stropicciate, lasciandoci la sensazione che nemmeno le velature sonore di questi nuovi pentimenti potranno restare indelebili.