Alias

I dreamers di Gilles Groulx, il forsennato Hopper

Loquasto International Film Festival Inseguendo storicamente gli spostamenti progressivi del «cinèma-vèritè« il LIFF capta l’esempio decisivo di «Le chat dans le sac», primo lungometraggio (è il 1964) dell’ex-montatore di Radio Canada Gilles Groulx, e […]

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 8 agosto 2020

Inseguendo storicamente gli spostamenti progressivi del «cinèma-vèritè« il LIFF capta l’esempio decisivo di «Le chat dans le sac», primo lungometraggio (è il 1964) dell’ex-montatore di Radio Canada Gilles Groulx, e testimonianza irripetibile – perché insieme crepuscolare e godardiana – di quella «rivoluzione silenziosa» che il Quebec conobbe dopo l’elezione di Jean Lesage nel 1960. Lui, un giovane intellettuale già travolto dal disincanto e soprattutto pietrificato di fronte alla sola ipotesi della «militanza»; lei, studentessa di teatro, figlia borghese, di più ordinaria familiarità con lo «slancio vitale». Da subito Claude (Claude Godbout) esplicita davanti alla macchina da presa i cardini del suo antagonismo: «La rèvolte noire» di Louis E. Lomax, Claude Julien, Fanon, Maurice Garçon e la sua arringa contro la censura, mentre Barbara (Barbara Ulrich, poi nel nuovo millennio imponente corpo/voce per Jean-Marie Straub) saprà aggirare con altra leggerezza la condizione di «gatto imprigionato», silenziosamente consapevole di potersi affermare «non riconciliata» anche nel semplice gesto di truccarsi allo specchio…

Immaginazione e documento nell’assoluto naturale di due «dreamers», musicalmente (e romanticamente) accompagnati da John Coltrane, Vivaldi e François Couperin: su YouTube. Finalmente in blu-ray grazie a Carlotta Films torna dalla Francia (come «Le crocodile de la mort») il classicissimo di Tobe Hooper «Quel motel vicino alla palude» (1976): trovato rifugio al motel Starlight, una struttura in disfacimento nel bel mezzo di una zona acquitrinosa, una giovane prostituta ignora di essere ospitata da un feroce psicopatico tenero soltanto col suo coccodrillo, allevato e nutrito con i corpi dei suoi sfortunati clienti. Forsennato, sgargiante, malsano e a suo modo epico nel trasfigurare le radici dell’eterno Freak American Show (dopo «Non aprite quella porta», poi), il capolavoro del master of horror di Austin si arricchisce in quest’edizione di alcuni succulenti bonus: «Createur croquant», testimonianza del regista sulla realizzazione del film tra fabula e avventura; «Moi, c’est Buck», mini-autoritratto di Robert Englund, nel cast del film; «5 minutes avec Marilyn», breve intervento di Marilyn Burns, alla sua seconda prova con Hooper; «Le boucher d’Elmendorf», la vicenda del texano Joe Ball che negli anni ’30 fu pesantemente sospettato di aver fatto fuori più di una ventina di donne con lo stessa dinamica narrata qui… laboutique.carlottafilms.com

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