Cultura

I dispositivi immaginati per una dipendenza evergreen

I dispositivi immaginati per una dipendenza evergreenImmagine di William Kentridge

Incontri «Soggettività e trasformazione», un convegno internazionale. Un’anticipazione

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 25 maggio 2018

Il concetto di dipendenza non viene di solito associato al pensiero di Marx. Solo ai margini della discussione marxiana questo concetto è stato preso seriamente in considerazione. Nella teoria femminista, Christine Delphy (Close to Home: A Materialist Analysis of Women’s Oppression, University of Massachusetts Press, 1984) mostra che lo sfruttamento delle donne da parte degli uomini non sta tanto nelle incombenze domestiche che a esse sono addossate, quanto nel fatto che i compiti solitamente assegnati alle donne le tengono in una condizione di dipendenza. Nella «teoria della dipendenza», invece, il concetto è stato usato per analizzare lo sfruttamento delle zone periferiche dell’economia-mondo da parte del centro (André Gunder Frank, Dependent Accumulation and Underdevelopment, Monthly Review Press, 1978). In entrambi i casi, in primo piano c’è l’idea che individui, gruppi sociali e Paesi possono essere sfruttati da altri individui, gruppi sociali o Paesi poiché sono in una condizione di dipendenza da essi. (…)

NEL CAPITALE, lo sfruttamento è analizzato al macrolivello della relazione sociale strutturale tra capitalisti e proletari, al livello mediano delle istituzioni (come i mercati estesi e sottoposti a regolazione giuridica, le manifatture o le industrie) e al microlivello riguardante l’esperienza dello sfruttamento da parte dei singoli soggetti. In quanto «relazione sociale di produzione», lo sfruttamento viene definito come una dipendenza strutturale: poiché privati dei mezzi di produzione, i proletari sono dipendenti dal capitalista per la produzione dei loro mezzi di sussistenza.

Al livello mediano, questa dipendenza strutturale si mostra in diverse forme istituzionali: sui mercati essa prende la forma della dipendenza monetaria di coloro che sono privi di mezzi di pagamento e devono perciò vendere la loro forza-lavoro a chi è fornito di tali mezzi. Nei luoghi di lavoro la dipendenza strutturale assume altre forme, in particolare quelle legate alla divisione tecnica del lavoro e all’autonomizzazione tecnologica dei mezzi di produzione.

Dal momento che lo stesso Marx ha delineato lo sfruttamento capitalistico nei termini di un processo di crescente dipendenza, è piuttosto sorprendente che nei dibattiti riguardanti gli standard normativi della critica allo sfruttamento la dipendenza non sia quasi mai menzionata. Questi dibattiti considerano soprattutto i tre aspetti costituiti dall’ingiustizia, dal dominio e dall’alienazione e, del resto, il concetto marxiano di sfruttamento può essere articolato anche in termini di ineguaglianza strutturale, ossia in termini di ingiustizia (di tipo distributivo e acquisitivo). Esso può altresì venir articolato come subordinazione strutturale delle attività della classe lavoratrice a beneficio dei membri delle classi dominanti, e cioè come relazione strutturale di dominio tra classi e come rapporto di potere asimmetrico sui luoghi di lavoro.

LO SFRUTTAMENTO può infine essere analizzato in quanto perdita di controllo sulla propria attività lavorativa e sui contesti e i prodotti di essa, ossia come alienazione. Ma in un simile quadro, in cui la critica dello sfruttamento è delineata unicamente in riferimento a questi tre concetti critici, manca qualcosa.

Quel che manca è il fatto che l’ingiustizia strutturale e il dominio, così come l’alienazione sul lavoro, sono radicate in un sistema di dipendenza organizzata che conferisce uno specifico significato alle esperienze di ingiustizia, dominio e alienazione. Soffrire per ingiustizie che sono il risultato di una passata appropriazione ingiusta di proprietà (ingiustizia acquisitiva) o di ingiusti meccanismi distributivi vigenti nel presente (ingiustizia distributiva) non è lo stesso che soffrire per diseguaglianze dalle quali si dipende. Dover servire gli interessi di persone che si temono non è lo stesso che dover obbedire a persone da cui si dipende.

Reinserire l’elemento della dipendenza in questo quadro può aiutare a rendersi conto del fatto che una delle specificità dell’esperienza dello sfruttamento è il suo carattere ambivalente. In quanto esperienza dell’ingiustizia, lo sfruttamento può sempre diventare abitudine all’ingiustizia e, in quanto esperienza di dominio, esso può sempre trasformarsi in «servitù volontaria». Viene così a definirsi anche una specifica forma di alienazione, come attaccamento del soggetto a ciò che dall’altra parte esso rifiuta (ossia l’ingiustizia e il dominio).

PRENDERE IN CONSIDERAZIONE la dipendenza, nel fare una critica dello sfruttamento capitalistico, può anche aiutare ad affrontare un problema che non può essere articolato solo in termini di ingiustizia, dominio e alienazione: quello della dipendenza asimmetrica socialmente organizzata. Questo è un problema che si presenta come particolarmente rilevante nell’epoca del capitalismo neoliberale contemporaneo.

Al macrolivello, lo smantellamento delle tutele di welfare sta chiaramente rendendo gli individui più dipendenti dai rapporti responsabili del loro sfruttamento. Ma il neoliberismo non ha semplicemente ridotto le protezioni che lo Stato garantiva rispetto alla dipendenza economica, bensì ha anche reso molto più diffuse nuove forme di dipendenza, come il debito privato.

ALLA DIPENDENZA A breve termine costituita dal salario che (per la maggioranza di coloro che ne percepiscono uno) non copre che le spese di sopravvivenza per la durata di un mese, si aggiunge così la dipendenza a lungo termine del debito privato, che rende gli individui dipendenti per anni dallo sfruttamento di se stessi.

Sembra perciò che le attuali trasformazioni dello sfruttamento capitalistico richiedano l’elaborazione di un solido concetto critico di dipendenza asimmetrica. Marx ha aperto la strada per lo sviluppo di questo concetto, ed ha altresì suggerito che la dipendenza non andrebbe pensata solo come dipendenza intersoggettiva e da un determinato contesto, come spesso avviene nelle discussioni contemporanee, ma anche in termini di dipendenza materiale e sistemica.

Traduzione di Eleonora Piromalli

Dopo Padova,
gli incontri di Roma

È in corso, organizzato dalla Università di Padova, la Sapienza di Roma, La Bicocca di Milano e Ca’ Foscari di Venezia, il convegno internazionale su «Soggettività e trasformazione. prospettive marxiane». Dopo le prime due giornate, che si sono svolte a Padova, l’iniziativa prevede oggi a Roma (Ore 9.30, Vialla Mirafiori) una sessione con Vittorio Morfino, Stefano Petrucciani, Jason Read, Stefano Visentin, Luca Basso, Alfonso maria Iacono, Michael Heinrich, Riccardo Bellofiore, Maria Turchetto, Giuseppe Antonio Di Marco.

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