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I diritti dell’uomo e quelli della biosfera

I diritti dell’uomo e quelli della biosferaMigranti soccorsi in mare e in attesa di sbarcare a Augusta, in Sicilia – Reuters

Human Rights Si celebra oggi la Dichiarazione Universale votata all'Onu nel 1948. Uno strumento politico citato a più non posso, ma altrettanto inapplicato. Con gravi discrepanze tra ciò che si promulga e ciò che si pratica

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 10 dicembre 2014

La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo costituisce ancora oggi il quadro giuridico e filosofico cui inspirare le azioni che concernono non solo il rispetto, la difesa e l’implementazione dei diritti umani strictu sensu ma, più in generale, tutte le politiche che ineriscono il presente e il futuro dell’umanità in quanto comunità globale.

Concepiti alla fine del secondo conflitto mondiale per dare alle neonate Nazioni Unite un quadro di riferimento unitario, potremmo dire sia una vision cui riferirsi sia una mission dalla quale trarre legittimità, il corpus dei Diritti umani, dei quali oggi ricorre la giornata, hanno da subito catalizzato e riverberato intorno a loro tutto il dibattito ideologico che all’epoca caratterizzava le dinamiche dei primi anni della guerra fredda, in particolare la contrapposizione tra i diritti cari all’Occidente, quelli politici, e quelli maggiormente nelle corde dei paesi del blocco sovietico, i cosiddetti Diritti economici, sociali e culturali. Solo la tenace mediazione di Eleonor Roosevelt, moglie del presidente statunitense, permise alla fine di votare, con molte astensioni, la Dichiarazione del 1948.

La forza innovativa e costituente dei Diritti umani sta in primis nella loro universalità, cioè nell’idea che essi valgano erga omnes, in altre parole che sovrastino con il loro universalismo, ogni tradizione, uso, costume, sensibilità religiosa che li rimetta in discussione. È questa la caratteristica che ha consentito di dichiarare, ad esempio, le mutilazioni genitali femminili inaccettabili.

Ma ci sono altre caratteristiche che fanno della Dichiarazione universale uno strumento politico sovente citato nei discordi retorici ma altrettanto inapplicato in molte se non tutte le parte del mondo. Infatti, oltre alla loro enunciazione, i Diritti umani chiedono di essere attivamente difesi e implementati, costituendo così un corpus di obblighi giuridici che inquadrano in maniera precisa il senso di marcia di ogni azione politica sia a livello internazionale che nazionale.
Ecco dunque che, se analizziamo lo stato dei Diritti umani oggi nel mondo, troviamo delle gravi discrepanze tra ciò che viene promulgato e ciò che realmente viene praticato, in particolar modo per quello che concerne i Diritti sociali economici e culturali. Questi ultimi, infatti, ineriscono non solo alle libertà civili, già ampiamente minacciate dalle varie dittature ancora imperanti, ma alla concreta possibilità che ogni persona possa vivere del proprio lavoro giustamente remunerato, e che ogni differenza culturale non possa essere usata come discriminatoria. Gli esempi di queste violazioni sono infiniti, e partono dal trattamento oggi riservato alle genti migranti già nei Paesi di origine, sino ad arrivare alle rendition coperte sino al crescente divario tra chi accumula ricchezza, potere e sapere e chi ne viene progressivamente tagliato fuori.

In sintesi possiamo dire, facendo un bilancio in bianco e nero dello stato dei Diritti umani nel mondo, che solo una piccolissima parte dei loro beneficiari, cioè noi tutti, possono realmente usufruirne ma, ed è questo il dato peggiore, sempre più a a scapito di una maggioranza che se ne vede progressivamente privata.

Cos’è la povertà generalizzata se non una massiccia violazione dei Diritti umani fondamentali? Certo la consapevolezza che ciascuno di noi è titolare, con pari dignità, di tutti i Diritti e che essi, per loro stessa definizione, siano indivisibili, cioè che non possono essere difesi, e implementati separatamente, a la carte, ha reso la società civile mondiale, specie nei Paesi che ne hanno fatto uno strumento legislativo fondamentale, come molti Paesi latino americani, molto più consapevoli, spostando le rivendicazioni e le lotte da un piano ideologico a un piano ideale molto più universale e per questo praticabile su più vasta scala. Ma, a fronte della difesa e attiva implementazione dei Diritti umani cosiddetti di prima generazione, l’orizzonte degli eventi mondiali ci consegna nuove sfide che vedono altri soggetti rivendicare, seppur in maniera atipica, altri Diritti. È il caso dei diritti ambientali, ad esempio: non solo dunque di quelli legati alle relazione tra popolazioni e natura, ma al diritto stesso della biosfera di essere rispettata e protetta.
Questo nuovo ambito sta emergendo prepotentemente a configurare una nuova generazione di necessità che necessità di spostare in avanti il concetto stesso di Diritto, includendo al suo interno non solo quelli umani ma quelli dell’intera creazione. E dunque difesa dei Diritti classici e affermazione dei nuovi Diritti costituiscono il campo d’azione di quanti, organizzazioni, singoli cittadini, politici, vogliono realmente fare di questa giornata non una semplice ricorrenza ma un vero e proprio piano d’azione.

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