Scuola

I dirigenti della scuola contro Valditara: «Qualcuno mente»

Giuseppe ValditaraIl ministro Giuseppe Valditara

EX CATREDA La Flc Cgil proclama lo stato di agitazione

Pubblicato circa 7 ore faEdizione del 13 ottobre 2024

Sulla scuola «qualcuno mente». Stavolta a fare i conti in tasca alle misure annunciate dal ministro dell’Istruzione (e del merito), Giuseppe Valditara, sono i presidi che hanno rilasciato una nota molto dura contro il governo. «La manovra attesa in consiglio dei ministri si annuncia “piena di sacrifici”, per stare alle parole di Giorgetti. I presidi italiani, invece, si sono sentiti raccontare altro dal responsabile del dicastero dell’Istruzione – scrivono da DirigentiScuola -. Valditara, infatti, annuncia che ci sono nuovi fondi in arrivo, aumenti salariali per il personale scolastico e investimenti per migliorare la qualità dell’istruzione. Qualcuno mente».

Anche per l’associazione dei presidi la realtà è un’altra: «A fronte delle ripetute dichiarazioni di incrementi salariali e dei tre milioni di euro promessi per l’aumento della retribuzione, ci sentiamo in dovere di raccontare una storia diversa, dei tre milioni sbandierati ad oggi non c’è neanche l’ombra».

Dopo i principali sindacati del settore che, durante l’ultimo incontro al ministero, l’otto ottobre scorso, hanno ritenuto fortemente insufficienti per l’emergenza salariale gli attuali stanziamenti, anche i dirigenti scolastici rispediscono l’offerta al mittente: «Quella cifra roboante si riduce a poco più di 10 euro netti al mese, una cifra che, di fronte all’inflazione galoppante e al crescente costo della vita, appare offensiva». Mentre il resto degli interventi del Mim «risulta ridicolo e inadeguato». «Le situazioni critiche sono tante – spiega DirigentiScuola – le denunciamo nell’indifferenza del dicastero a cui chiediamo almeno un’operazione verità, assistiamo continuamente ad artifici linguistici e comunicativi per nascondere il progressivo sgretolamento del sistema scolastico italiano».

Mentre arrivava la nota dei presidi e a Roma si teneva un’altra manifestazione di insegnanti precari, Valditara era al congresso dei Giovani imprenditori di Confindustria a Capri per magnificare le sue riforme davanti a un pubblico plaudente. Dall’isola ha difeso le sue contestate linee guida sull’educazione civica («s’insegna l’importanza dell’iniziativa economica privata, la proprietà privata, reintroduciamo il valore del lavoro: la scuola deve saper offrire ai giovani la mentalità di potercela fare nella vita») e la riforma della condotta. Poi ha chiarito ulteriormente la ratio della filiera del «quattro più due»: trovare nel sud manodopera a basso costo per le imprese con formazione à la carte: «Vogliamo realizzare campus in ogni regione italiana, stiamo pensando anche a Cosenza, a Lecce. Ad esempio se a un’impresa servono saldatori, si potrà rivolgere alla scuola che costruirà un percorso per quella tipologia di imprese e l’impresa finanzierà la scuola», ha detto il ministro che ora ha esteso le sue attenzioni anche all’Africa.

La scorsa settimana è stato inaugurato un Its italiano ad Addis Abeba con 25 ragazzi etiopi. Ai giovani di Confindustria Valditara ha annunciato «l’intenzione di esportare questo modello in diversi Paesi africani e non (sic). Abbiamo firmato tre memorandum con Etiopia, Egitto e Tunisia per la collocazione in questi paesi di percorsi scolastici italiani, la diffusione della lingua italiana e delle commissioni paritetiche su come applicare la riforma del quattro più due», ha spiegato il ministro leghista.

Nelle strade della Capitale, intanto, sfilava il corteo “Un’altra scuola è possibile” indetto da un movimento composto da docenti, accademici, studenti, associazioni e sindacati di base per difendere la qualità dell’istruzione, i diritti dei docenti e contro il mercimonio dei titoli: «I motivi per scendere in piazza ci sono tutti – hanno spiegato i manifestanti – sembra che il ministero voglia creare ostacoli al reclutamento, imponendo cifre alte per entrare nel mondo della scuola e lasciando migliaia di giovani nel precariato che umilia».

Il principale sindacato del settore, la Flc Cgil, ha proclamato lo stato di agitazione. L’organizzazione ha quantificato in circa 6 miliardi le risorse necessarie per avviare una «trattativa negoziale degna di questo nome» per il rinnovo del contratto nazionale: «La buona volontà non basta: proponiamo anche alle altre organizzazioni sindacali di valutare l’indizione dello stato di agitazione della categoria».

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