Statue solenni cadono dai piedistalli come corpi morti mentre uomini barbuti in gellaba e turbante si accaniscono sui blocchi superstiti per ridurli in polvere. Visi in pietra dai grandi occhi cavi precipitano dalle pareti e si sbriciolano al suolo. In sottofondo, canti patriottici intonati come salmi che stordiscono quanto il rumore delle mazze agitate dai jihadisti. È questo lo sconvolgente scenario del video diffuso a fine febbraio 2015 dallo Stato Islamico e girato all’interno del museo archeologico di Mosul. Il lugubre trionfo dell’iconoclastia del XXI secolo, che aveva colpito in precedenza l’antica Ninive, non lasciava tuttavia presagire l’implacabile furia contro...