I delegati Cgil: «Un bene aver allargato la partecipazione»
Il congresso Divisi sul voto tra Landini e Colla, in cerca di un minimo comun denominatore
Il congresso Divisi sul voto tra Landini e Colla, in cerca di un minimo comun denominatore
In un congresso che già nella prima giornata ha visto confermate le «differenze di sensibilità» che attraversano il più grande sindacato italiano, alle prese con il rinnovamento del suo gruppo dirigente nazionale, c’è comunque un minimo comun denominatore fra i delegati che affollano la Fiera del Levante di Bari. E’ l’apprezzamento per il lavoro svolto negli ultimi quattro anni, dalla Carta dei diritti ai referendum, passando per il Piano del lavoro, nel segno di quell’allargamento della partecipazione da cui la Cgil di domani non potrà prescindere.
Sonia Tamburrino, giovane delegata della Flc di Chieti, orgogliosa del suo lavoro di maestra seppur «prestata» alla scuola secondaria di primo grado (le vecchie medie inferiori), è al suo primo congresso nazionale: «E’ inutile raccontarcela fra di noi – spiega allo stand della casa editrice Ediesse – è stato un bene che siano state aperte le porte all’esterno. Io penso che discutere sia sempre positivo, anche con chi può non essere d’accordo con te, e con la Carta e i referendum siamo riusciti a potenziare ulteriormente il confronto, dentro e soprattutto fuori dal sindacato». Un merito che Tamburrino ascrive al gruppo dirigente uscente: «Ho apprezzato la relazione di Camusso, è stata coerente con quello che oggi è la Cgil».
Vincenzo Maio, felpa rossa della Fillea di cui è segretario campano, è invece critico sulla relazione della segretaria: «E’ stata povera di contenuti, non ha parlato di noi, di come siamo messi sui territori». Si dice però soddisfatto di quanto fatto con la Carta dei diritti e le altre azioni analoghe messe in campo: «Sono stati un passaggio positivo per noi, oltre che iniziative nobili. Su questo c’è poco da dire. Piuttosto il problema ora è quello di portare a casa i risultati. Si deve stringere, e far sì che la proposta di iniziativa popolare diventi legge. Perché, non dimentichiamolo, oggi abbiamo meno diritti di quando abbiamo iniziato queste, pur giuste, battaglie».
Luximan Madnach, delegato della Immermag di Brescello (caldaie per abitazioni e grandi condomini), e presidente dell’assemblea Fiom di Reggio Emilia, ha chiesto di poter ascoltare l’intervento di un delegato della Fca di Pomigliano prima di offrire il suo giudizio. Poi spiega: «Quando si è nei Palazzi, come ha detto il compagno di Pomigliano, si tende a dimenticare le condizioni di vita e di lavoro di chi è in fabbrica, nei cantieri, di chi sta ’sul campo’». Per lui, originario delle Isole Mauritius arrivato in Italia nel 1985, la relazione di Camusso è stata positiva: «Anche quando ha ammesso le mancanze che ci sono state – puntualizza – perché si poteva fare di più. Non di rado è mancato il dialogo fra i dirigenti e i lavoratori. Comunque ho apprezzato le iniziative tese ad allargare la partecipazione, dalla Carta dei diritti ai referendum: è stato un buon modo di coinvolgere non solo il mondo del lavoro, che pure è un gran pezzo di paese, con il resto della società italiana».
Per l’età media di un congresso nazionale è giovanissima Linda Pierini, 30 anni, delegata Filcams che è stata barista e cameriera stagionale per un periodo abbastanza lungo da avere il polso della situazione: «Questi lavori, di sopravvivenza mi hanno fatto capire che il delegato di Pomigliano ha ragione. Quanto alla Carta dei diritti e ai referendum, sono stati un passaggio essenziale per la Cgil di oggi, e di domani: è fondamentale coinvolgere il lavoro in tutte le sue componenti. Dobbiamo continuare su quella strada. E far capire ai miei coetanei quello che stiamo facendo, perché abbiano maggior consapevolezza dei propri diritti. E’ l’unico modo di ’preparare’ i giovani al mondo del lavoro. Non ci sono altre strade».
Infine, l’altro comun denominatore che mette d’accordo «landiniani» e «colliani» è la consapevolezza che dal congresso di Bari la Cgil non potrà uscire divisa.
«Saremmo ridicoli», ha osservato in proposito dal palco il neosegretario generale Fisac, Giuliano Calcagni. E Linda Pierini racconta: «L’ha detta bene un mio collega al direttivo Filcams di Lucca: a una società schizofrenica come quella odierna, non possiamo certo, come Cgil, rispondere dividendoci sulle singole persone».
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