Cultura

I corpi proibiti

I corpi proibitiMiniatura che illustra un poema del persiano Jami

Scaffale In «Le trasgressioni della carne. Il desiderio omosessuale nel mondo islamico e cristiano», a cura di Umberto Grassi e Giuseppe Marcocci, si indagano le pratiche simboliche e reali dell'omoerotismo nelle civiltà passate

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 24 marzo 2015

Negli ultimi decenni i queer studies hanno avuto un incremento notevole nel mondo anglosassone e, a seguire, in quello europeo. Allo stesso tempo, il tema dei rapporti interculturali fra comunità/etnie/religioni differenti, che gli americani soprattutto definiscono «studi postcoloniali», ha conosciuto un ampliamento e l’acquisizione di punti di vista nuovi rispetto al passato. Sono piani che naturalmente si possono intrecciare, ma che non sempre, di fatto, lo sono, soprattutto lì dove l’accademia predilige ricerche settoriali e non vede di buon occhio gli sforamenti. Le trasgressioni della carne. Il desiderio omosessuale nel mondo islamico e cristiano (Viella, pp. 220, euro 25), a cura di Umberto Grassi e Giuseppe Marcocci, va invece proprio in questa direzione.

Come scrivono i curatori nella prefazione, «il presente volume si propone di percorrere qualche primo passo lungo questo sentiero, affrontando il tema dell’omoerotismo e del desiderio sessuale nel mondo islamico e in quello cristiano sul lungo arco dei secoli che vanno dal XII al primo Novecento. Si tratta di un esperimento che muove da un’ipotesi che richiederà ancora approfondimenti rispetto alle analisi proposte nelle pagine che seguono: in un regime di comune, ma certo non identico, divieto di rapporti carnali fra persone dello stesso sesso, è possibile che la pratica dell’omoerotismo abbia definito uno specifico terreno di scambio e interazione tra musulmani e cristiani, rivelando proprio in una dimensione clandestina e non priva di pericoli della vita sociale la capacità di superare le molte barriere elevate dalle rispettive religioni?».

Per farlo si confrontano sette autori/autrici di varia matrice. Nella prima sezione, intitolata «Descrizione e proibizione», ci sono le analisi su contesti determinati, musulmanni o cristiani.
Everett K. Rowson e Selim S. Kuru studiano rispettivamente, attraverso fonti prevalentemente letterarie, l’omoerotismo nelle élites mamelucche e in quelle ottomane, mentre Giacomo Todeschini delinea in che modo la cultura tardomedievale tendesse a tracciare un parallelo tra la sterilità delle relazioni «contro natura» e quella di attività considerate «infeconde» in una società che sempre più andava elaborando un’idea positiva dei ceti economicamente produttivi. Infine, Vincenzo Lavinia mostra l’intreccio fra islamofobia e omofobia nelle pratiche inquisitoriali dell’Europa moderna.

Nella seconda sezione, «Interazioni e immaginari», abbiamo invece l’individuazione di luoghi di confine fra Islam e Cristianità in cui le relazioni omosessuali intrareligiose servono a comprenderne dinamiche sociali e culturali.
È questo dunque lo «specifico terreno di scambio e interazione» che ritroviamo nella Spagna del Cinque e Seicento studiata da Tomás A. Mantecón Movellán e nell’ Africa del Nord e nel Portogallo di Luiz Mott. Ma anche in un «luogo» particolare, qual è l’immaginario erotico europeo dell’età coloniale del quale scrive Jean-Raphaël Bourge, in cui omosessualità e mondo islamico risultano spesso strettamente intrecciati. Non bisogna infatti dimenticare come, se è vero che le vicende vissute dal mondo islamico in questi ultimi decenni portano gli occidentali a individuare in esso la culla di ogni fanatismo (sessuale, religioso, iconoclastico), nei secoli passati l’Islam per gli Europei era soprattutto sinonimo di vizio, lascivia, lussuria: segno che gli stereotipi è più facile che cambino e non che tramontino.

Verrebbe insomma da dire che Le trasgressioni della carne si occupa di margini: sessuali come religiosi; senonché, se si leggono i poemetti e le liriche ottomane riportate da Selim Kuru, difficilmente si può far rientrare tutto nella categoria della marginalità; così come il quadro del mondo mamelucco tracciato da Everett K. Rowson mette in evidenza le pratiche fra i ceti dirigenti mamelucchi, non in oscuri bassifondi. Che omosessualità e travestitismo fossero tutt’altro che marginali nelle società del passato è infatti ormai noto, e dunque non è alla categoria (o non solo alla categoria) della marginalità che si deve pensare quando li si vuol prendere in considerazione.
Ma c’è di più: parlare di questi fenomeni come di qualcosa di oggettivo, di cui si può trattare indistintamente nella Grecia antica come nell’Europa contemporanea risulta oggi, alla luce delle acquisizioni in materia, impossibile. È in questo senso che si muove, ci sembra, Le trasgressioni della carne, dove i saggi dei diversi autori, nonché la bella premessa dei curatori, servono ad aggiungere un tassello importante tanto nel settore degli studi queer, quanto in quello delle relazioni interreligiose.
È un traguardo importante, al quale si dovrà d’ora in poi guardare per le ricerche in entrambi questi campi.

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