Europa

I confindustriali spagnoli contro il permesso per lutto

Spagna/Il caso Il dirigente del Ceoe se la prende con le licenze concesse per la morte di un parente stretto non residente nella stessa città del lavoratore

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 19 giugno 2013

A Roma probabilmente il responsabile delle relazioni sul lavoro della Confindustria spagnola (Ceoe) José de la Cavada, avrebbe ricevuto come risposta la famosa interiezione che coinvolge i parenti defunti della persona insultata. Peccato che a Madrid non parlino romanesco. Il fatto è che ormai l’arroganza della Ceoe ha superato i limiti del buon gusto se l’altroieri de la Cavada, durante un convegno sull’assenteismo organizzato da una agenzia di lavoro interinale, è arrivato a prendersela con i permessi di quattro giorni per la morte di un parente stretto non residente nella stessa città del lavoratore.

Secondo l’industriale, già condannato nel 2010 per vessazione e insulti verso i suoi lavoratori, e autore di proposte «innovative» come quella di creare figure contrattuali per i giovani prive di tutele giuridiche e ammortizzatori sociali, lo Statuto dei lavoratori «è stato fatto pensando che i viaggi si fanno in diligenza, visto che si concedono quattro giorni per un permesso per decesso. Evidentemente con i mezzi di trasporto di oggi, sono ore di spostamento, o a volte un’ora». Nel 1995, anno di entrata in vigore dello Statuto, evidentemente erano le carrozze a cavalli a occupare le strade di Spagna. Come se l’elaborazione di un lutto e la triste burocrazia associata fossero questioni di pochi minuti.

Tra l’altro, proprio questa settimana l’ennesima polemica da austerity ha come protagonista la chiusura di numerose tratte ferroviarie della già poco fitta rete spagnola (tutti gli investimenti degli ultimi anni sono stati concentrati sui costosissimi treni ad alta velocità Ave).
Le affermazioni di de la Cavada sono ancora più insultanti se si considera che la riforma del lavoro del premier Rajoy lascia ai padroni mano libera per licenziare, per cui il tasso di assenteismo è sceso di circa il 10%. Come fa notare Ignacio Escolar, direttore di eldiario.es, per la prima volta dal 2000, le rendite da capitale hanno superato le rendite del lavoro. Negli anni Ottanta, 9 milioni di lavoratori ottenevano il 53% della ricchezza. Oggi 16 milioni di lavoratori non arrivano neanche al 45% (contro il 46% generato dalle imprese).

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