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I cervi sono salvi, ora la Regione Abruzzo appenda i fucili al chiodo

I cervi sono salvi, ora la Regione Abruzzo appenda i fucili al chiodo

Wwf Sentenza del Consiglio di Stato

Pubblicato circa 2 ore faEdizione del 14 novembre 2024

Quando lo scorso 8 agosto la Giunta regionale d’Abruzzo con il suo Presidente Marco Marsilio ha deciso di approvare la delibera n. 509 che condannava a morte 469 cervi, aprendo la caccia ad una specie fino ad allora non cacciabile in Abruzzo, sicuramente non si sarebbe aspettata di trovarsi dopo tre mesi impantanata in una situazione di stallo.

Nel mezzo c’è stata una straordinaria mobilitazione che, lanciata dal Wwf Abruzzo, ha coinvolto dapprima le altre associazioni ambientaliste e animaliste e poi una intera regione: una petizione on-line che ad oggi ha superato le 136.000 firme, decine di migliaia di e-mail di protesta inviate dai cittadini, centinaia di articoli e servizi di giornali e televisioni locali e nazionali, manifestazioni e sit-in, appelli di personalità del mondo scientifico, della cultura e dello spettacolo, prese di posizione delle imprese turistiche, scontri politici anche interni alla maggioranza regionale di destra, ricorsi al Tar Abruzzo e al Consiglio di Stato.

E proprio quest’ultimo, lo scorso 11 novembre, accogliendo il ricorso di Wwf Italia, Lav e Lndc Animal Protection, ha riformato una precedente ordinanza del Tar e ha confermato la sospensione della delibera ammazza-cervi già disposta dal Presidente della Sesta Sezione.
Ora la palla torna al Tar, ma nel frattempo i cervi sono salvi.

E gli abruzzesi, ancora una volta, hanno dimostrato di essere una regione dove nella presenza della fauna selvatica non si vede un problema, ma – al contrario – un patrimonio di cui essere orgogliosi, un elemento di identità culturale e territoriale e anche una risorsa turistica.

Del resto, qui l’Orso bruno marsicano e il Camoscio d’Abruzzo si sono salvati dall’estinzione, dal Parco nazionale d’Abruzzo è nata l’idea del parco naturale moderno e si è sviluppato un sistema di parchi e riserve, e con l’Operazione San Francesco è stata lanciata la prima grande azione di conservazione italiana salvando il Lupo dalla scomparsa nel nostro Paese.

La decisione del Consiglio di Stato è stata così una grande vittoria delle associazioni che hanno illustrato al massimo organo di giustizia amministrativa le loro ragioni a difesa di questo simbolo della natura abruzzese, ottenendo una pronuncia che rappresenta un importante precedente per il futuro e che, come evidenziato dai legali delle associazioni, Michele Pezone e Francesco Paolo Febbo, «potrà valere anche per altre regioni e per altre specie: la programmazione venatoria deve essere fondata su dati certi, raccolti nelle modalità previste dalla legge. Cosa che non è avvenuta in questo caso». Anche per questo, spiace aver visto l’Ispra, l’importante organismo scientifico che fornisce pareri a governo e regioni sulla gestione faunistica, schierato dalla parte della Regione Abruzzo e degli Ambiti Territoriali di Caccia a difesa delle ragioni di chi voleva abbattere i cervi. L’Istituto, infatti, si è costituito in giudizio contro il ricorso delle associazioni ambientaliste, contrariamente a quanto fa quando, a parti alterne, ad impugnare i suoi pareri sui calendari venatori sono le associazioni dei cacciatori.

Come sottolineato dai rappresentanti delle associazioni, «il Consiglio di Stato rimane un baluardo di legalità e rispetto delle norme, sempre prezioso quando si tratta di arginare politiche che vanno contro gli animali e l’ambiente». Ed è molto importante che il Consiglio abbia ritenuto valide le ragioni delle associazioni perché è la dimostrazione che queste erano fondate e che era giusto chiedere alla Regione di sospendere la delibera di agosto. «È un vero peccato che, per l’ennesima volta, per salvare una specie o un territorio si sia dovuti ricorrere alla giustizia amministrativa», sottolinea la delegata regionale del Wwf, Filomena Ricci. «Ci saremmo aspettati un ‘ravvedimento operoso’ da parte del Presidente Marsilio che invece è rimasto sordo alle nostre valutazioni tecniche e alle richieste di decine e decine di migliaia di abruzzesi a cui dedichiamo questa prima vittoria. La sospensione offre però a Marsilio l’occasione per ragionare, non da amico dei cacciatori, ma da presidente di tutti gli abruzzesi. Rinnoviamo il nostro invito al confronto per trovare insieme una soluzione incruenta».

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