Alias

I cavalli di Patti Smith al Beat 72

Cronache marziane Come di rito per ogni anniversario quest’anno si dovrebbe celebrare lo storico ’77 del secolo scorso. Non voglio fare un’analisi politica o sociologica su quel che accadde e significò per […]

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 4 marzo 2017

Come di rito per ogni anniversario quest’anno si dovrebbe celebrare lo storico ’77 del secolo scorso. Non voglio fare un’analisi politica o sociologica su quel che accadde e significò per la mia generazione quell’annata, faccio mia quella frase. “ chi dice di ricordarsi il ’77 non c’era”, la memoria di quell’anno è piena di buchi, confusioni, sovrapposizioni temporali, e qualche raro ricordo ancora vivido e molto personale. Il giorno della cacciata di Lama dall’università io c’ero, confusa tra i compagni dell’autonomia e gli indiani metropolitani, mi ricordo un cielo grigio e una gran tensione e poi, veloce, il precipitare degli eventi, gli scontri tra il movimento e il servizio d’ordine del p.c.i., le cariche della celere, i lacrimogeni che rendevano ancora più grigio il cielo, paura e fuga insieme all’amico Paolo dentro la facoltà di lettere dove ci ritrovammo da soli in un aula affumicata, fuori un doppio cordone di celerini pronti a farci passare le forche caudine, io avevo 21 anni e Paolo 22 e non ci sentivamo particolarmente eroici, quando passò, tranquillo ma molto imbronciato, il professor Alberto Asor Rosa che ci permise di uscire indenni dietro di lui ,a testa bassa come cani bastonati tra gli sguardi sprezzanti dei tutori dell’ordine. In quel periodo ero in scena con “Cronache Marziane” de “La gaia scienza” al teatro Beat 72 e doveva venire un critico a vederci. Lo spettacolo era un proseguimento ideale di ciò che accadeva in quei giorni nelle strade e nelle piazze, brani presi da Benjamin, Kafka, Marx , Poe sussurrati nei microfoni, in un improbabile trama insurrezionale, lo spazio era stato rivoltato completamente, e ben quattro diverse scenografie lo caratterizzavano passando da un interno arabo alla ricostruzione della falsa prospettiva di Palazzo Spada di Borromini, ad una spiaggia con vera palma e vera sabbia, il tutto attraversato da una strada che finiva contro un falso arco di spessa gommapiuma dove ci schiantavamo a tutta velocità sostenuti dall’incalzante ritmo di Horses di Patti Smith. al beat 72 lo spazio tra il foyer e la sala era privo di qualsiasi barriera sonora così mentre ci preparavamo ad entrare in scena sentivamo chiaramente le urla che si alzavano dal pubblico formato in gran parte dagli stessi che giorni prima avevano contestato Lama che ora s’accapigliavano con Aggeo Savioli, storico critico dell’Unità, che se ne andò sdegnato senza vedere lo spettacolo bollandoci tutti: “questo è un covo di terroristi non ci metto più piede!”

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento