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I Camici bianchi a De Luca: «Pochi farabutti? Lavoriamo a mani nude»

I Camici bianchi a De Luca: «Pochi farabutti? Lavoriamo a mani nude»Anestesisti al lavoro in terapia intensiva – LaPresse

Il governatore campano attacca i medici Intanto all'Ospedale del Mare mancano i copricalzari e i sistemi di monitoraggio. I sindacati: «Se il presidente ha le prove vada in Procura»

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 29 novembre 2020

Campania zona rossa: nessun cambio di colore è possibile fino al 3 dicembre, quando dovrà ripassare l’esame della Cabina di regia. Fino al 7 dicembre didattica in presenza possibile sono per la scuola dell’infanzia e la prima elementare. Per le altre classi ancora Dad. Il presidente della regione, Vincenzo De Luca, venerdì ha usato l’ironia per attaccare: «Apprendo con viva emozione la decisione del governo sulle zone Covid. Noi siamo per la linea del rigore. Apprezzo la coerenza del governo: solo tre giorni per entrare in zona rossa; ancora tre giorni per uscirne, senza spiegare mai nulla. Rinnoviamo la richiesta di rendere pubblici i dati veri su terapie intensive e tamponi di tutte le regioni».

AI MEDICI CAMPANI, sotto organico e con mezzi scarsi in prima fila sul fonte della lotta al virus, ha riservato un’accusa pesante: «C’è qualche buontempone che quando arriva la richiesta di terapia intensiva alle 8 di sera dice che non ci sono posti liberi perché magari poi deve fare la nottata. Il 99% del personale sta facendo un lavoro immane ma una piccola percentuale di farabutti non fa il proprio dovere».

La replica è arrivata ieri, in forma di lettera aperta, ancora sul filo dell’ironia: «Noi rianimatori dell’Ospedale del Mare di Napoli desideriamo metterla a conoscenza dell’incresciosa situazione venutasi a creare il 26 novembre alle 7.30. Una rianimatrice “buontempona” accanto alla sua collega infermiera occupava impropriamente un posto letto di terapia intensiva nel magnifico Covid center che Lei e l’Unità di crisi regionale avete precipitosamente partorito. La nostra collega non aveva affatto voglia di “fare la nottata” all’inizio del suo turno, tuttavia si è intestardita, insieme ai colleghi e al resto del personale, nel corso di tutta la notte nel voler salvare a tutti costi la giovane vita di un suo paziente, pronandolo e supinandolo 4 volte nell’arco di 3 ore, modificandone innumerevoli volte i parametri ventilatori e adattando la terapia minuto per minuto».

PER PORTARE A TERMINE il lavoro, «ha deciso di attendere lo smonto mattutino del collega in Degenza, proprio al fianco del suo paziente, e senza mai perdere di vista gli altri 6 ricoverati. Quel posto letto nel frattempo era già stato reso disponibile per un paziente, che altri “buontemponi” nel pronto soccorso stavano cercando di stabilizzare. Ironia a parte, non possiamo permettere che un uomo delle istituzioni lasci intendere che vi sia qualcuno che non fa il proprio dovere. Tutte le telefonate della Centrale operativa regionale sono registrate, il controllo è estremamente semplice».

NON SI ASPETTAVANO UN ATTACCO ma una risposta alle carenze strutturali, organizzative, e di risorse umane più volte denunciate: «Abbiamo utilizzato sempre i canali istituzionali, non la stampa o i social. Da circa una settimana i nostri copricalzari sono stati sostituiti da sacchetti della spazzatura, non abbiamo sistemi di monitoraggio avanzato. Nel nostro Covid center non esiste un radiologo di guardia: il radiologo di turno in ospedale deve allontanarsi per venire a eseguire gli esami necessari. Negli angusti moduli che avete acquistato (il Covid center prefabbricato ndr) non possono lavorare in sicurezza circa 50 persone per turno senza creare pericolosi assembramenti. Molti degli infermieri assegnati alle Terapie intensive Covid non hanno alcuna esperienza in area critica. Crede veramente che ognuno di quei 6 moduli possa contenere 16 pazienti, come comunicato al ministero della Salute, quando a stento ne riesce a contenere la metà?».

ALL’OSPEDALE DEL MARE sono già 194 i dipendenti risultati positivi in questa seconda ondata perché non si riesce a lavorare in sicurezza. Le mascherine chirurgiche, ad esempio, sono poche e quindi vengono tenute ben oltre le 4, 6 ore previste. Il ritmo del lavoro non scende da mesi, anzi adesso sta aumentando la richiesta di posti in subintensiva. «Siamo stupiti dalle dichiarazioni di chi dovrebbe tutelare gli operatori sanitari – è la replica dei sindacati Anaao Assomed, Aaroi Emac, Cimo, Cgil, Cisl, Uil, Fvm, Fassid, Fesmed, Anpo Ascoti Fuals -. Quei “farabutti” reggono da anni un sistema sanitario regionale alla canna del gas, a causa di veri farabutti che hanno utilizzato la sanità come un bancomat. Quei farabutti si sono caricati sulle spalle la cura dei pazienti Covid nonostante la disorganizzazione. Signor presidente De Luca, se ha prove di farabutti vada in procura, noi ci costituiremo parte civile».

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