Cultura

I bambini ci guardano

I bambini ci guardanoKorczak con i suoi bambini

EverTeen In un albo illustrato per i lettori più piccoli, pubblicato in Italia dalle edizioni Junior, la vita dell'educatore polacco Janusz Korczak che dedicò la sua esistenza ai ragazzi orfani

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 1 marzo 2014

Li seguì sulla banchina e salì con loro sul treno che li avrebbe condotti allo sterminio. Janusz Korczak, il famoso pedagogista polacco, non abbandonò mai i bambini che aveva imparato a conoscere prima come medico e poi come educatore. La sua vita, insieme alla loro, finì in quel momento preciso, alla stazione. Di ciò che accadde dopo, non si sa più nulla se non che nessuno uscì vivo da Treblinka. Rimasero  le  idee, che circolarono ancora a lungo e nutrirono intere generazioni, almeno quelle allergiche alle verità incontrovertibili.

Odiava le «regole poliziesche» quel ragazzo solitario e osservatore che aveva mosso i primi passi guardando negli occhi la povertà dei bambini di Varsavia e rivelandosi un formidabile raccontatore di storie. E, una volta adulto, evitò come la peste le classificazioni frettolose, le gabbie entro le quali inserire le «età della vita», infanzia compresa. Perché – diceva Korczak – nell’esistenza umana non esiste un periodo tutto spensieratezza e gioco. Sempre, ombre e luci accompagnano la nostra crescita sentimentale ed emotiva.

La biografia del fondatore della moderna pediatria ora è diventata un albo illustrato per le edizioni Junior: Korczak. Perché vivano i bambini (testi di Philippe Meirieu, disegni di Pef, colorati da Geneviève Ferrier, con una postfazione di Raffaele Mantegazza, pp. 53, euro 16,20) ci conduce dritti dritti dentro le stanze della Casa per orfani, ci fa sedere a tavola con schiere di ragazzini, ci fa sorridere quando litigano per chi debba spazzare e chi sparecchiare. La disobbedienza è, infatti, la prima regola. I bambini «non sono delle marionette. Occorre educarli per come sono…». E a volte sono piuttosto turbolenti, soprattutto quando hanno scontato sulla loro pelle una situazione di deprivazione totale.

Le zuffe si sprecano, tanto da consigliare l’istituzione di una sorta di Parlamentino con un Tribunale dei pari, dove si viene giudicati dai coetanei. La giuria è estratta a sorte ogni settimana. Korczak fa tutto: cura i malati, consola gli attacchi di tristezza (anche con un libro-fiaba che diverrà celebre, le vicende di re Matteuccio) insegna, riparte dagli errori nel tentativo di aggiustare il tiro. Niente campanelle né registri nella sua scuola, però. Bisogna dare fiducia a chi non ce l’ha perché la Storia gliel’ha rubata. Con lui, c’è sempre Stefania Wilczynska, che condivide sia i metodi educativi che una tutta vita dedita ai più piccoli.

Poi arriva la furia nazista. Korczak rimane con i suoi bambini, continua a offrire loro una vita dignitosa, impartisce lezioni di matematrica, storia e letteratura mentre fuori dall’orfanatrofio la città brucia e vive le ore peggiori della sua devastazione. L’epilogo non sarà felice, non avrebbe potuto esserlo. «Allen Juden raus» gridano dopo colazione le Ss nel cortile. Escono tutti, bagagli alla mano. Ultima destinazione, Treblinka.

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